PER CHI FOSSE INTERESSATO ALLA DIRETTIVA SISTEMA DI ALLERTAMENTO PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN CALABRIA CLICCARE SU QUESTO LINK http://www.cfcalabria.it/DatiVari/PDF/Direttiva_Allertamento[1].pdf
QUESTE ALCUNE NORME DI PRIMARIA IMPORTANZA DI QUESTA DIRETTIVA:
MONITORAGGIO IDROGEOLOGICO IN CALABRIA
Il Monitoraggio Idrogeologico in Calabria comprende sensori, stazioni di misura, sistemi di trasmissione, centrali di acquisizione dati e quanto altro necessario ad acquisire in tempo reale o in
tempo differito misure e dati idrologici, idraulici, geotecnici, climatici, ambientali o di altra natura che potrebbero rappresentare, direttamente o indirettamente, precursori di evento.
Si possono distinguere:
- reti di monitoraggio regionali che si estendono su tutto il territorio calabrese, o su larga parte di esso, e sono dedicate alla rilevazione di una o più grandezze. Fanno parte di questo gruppo: la rete termo-pluviometrica, la rete idrometrica, la rete ondametrica, la rete radarmeteorologica,
ecc.
- reti di monitoraggio locali dedicate al monitoraggio di singoli fenomeni a scala locale o di comprensorio subregionale.
Le reti di monitoraggio regionali sono gestite direttamente dal Centro Funzionale di Protezione Civile che ne assicura:
- il potenziamento
- l’aggiornamento tecnologico
- il funzionamento
- il controllo dell’affidabilità dei dati misurati
- la manutenzione ordinaria e straordinaria
- la raccolta, la validazione, l’archiviazione, la conservazione e la divulgazione dei dati misurati.
Concorrono al monitoraggio idrogeologico in Calabria anche i dati rilevati da reti di monitoraggio sovraregionali o nazionali acquisiti dal Centro Funzionale sulla base di specifici accordi stipulati
con i gestori delle stesse reti.
Le reti di monitoraggio locali sono gestite da altri soggetti pubblici o privati (Province, Comuni, Comunità montane, Università, Centri di Ricerca, Consorzi, ecc.). Compete ai gestori delle reti locali:
- la trasmissione tempestiva e sistematica al Centro Funzionale dei dati acquisiti, con modalità definite d’intesa tra le parti
- il funzionamento della rete
- il controllo dell’affidabilità dei dati misurati
- la manutenzione ordinaria e straordinaria.
Il proprietario di rete locale è responsabile delle conseguenze che potrebbero derivare dalla mancata o intempestiva trasmissione al Centro Funzionale dei dati acquisiti attraverso la rete di
propria competenza.
Gli oneri per la gestione e la manutenzione delle reti locali competono al proprietario della rete medesima.
I proprietari di reti di monitoraggio locali devono trasmettere al Centro Funzionale, entro 30 giorni dalla pubblicazione della presente Direttiva, una dettagliata nota informativa sulle caratteristiche della rete (o delle reti) attualmente gestite, indicando almeno: il tipo di sensori installati, la loro
ubicazione, il tipo di dati misurati, le modalità di acquisizione dati (tempo reale, tempo differito).
Per le reti locali che saranno installate dopo la pubblicazione della presente Direttiva, i proprietari devono inviare analoga nota informativa entro 30 giorni dall’installazione della rete.
In ogni caso i proprietari di reti di monitoraggio locali devono segnalare al Centro Funzionale qualsiasi modifica apportata alla rete gestita, ivi inclusa l’eventuale dismissione, entro 10 giorni
dall’avvenuta modifica.
Il Centro Funzionale ha il compito di predisporre, tenere aggiornato e rendere immediatamente consultabile da soggetti abilitati il catalogo delle reti di monitoraggio regionali e locali che
interessano il territorio della Regione Calabria. I soggetti abilitati sono i soggetti istituzionali che concorrono al Sistema nazionale e al Sistema regionale di Protezione Civile, nonché quelli
Il Centro Funzionale predispone con cadenza almeno annuale un piano di manutenzione, potenziamento e ammodernamento delle Reti di Monitoraggio regionali, indicando il relativo
fabbisogno finanziario e le possibili fonti di finanziamento. Tale piano si configura come piano annuale di attuazione, di cui all’articolo 14 della Legge regionale 10.02.1997, n. 4.
Il Piano è approvato dalla Giunta Regionale, su proposta del Dirigente Responsabile della Protezione Civile, ai sensi e con le modalità di cui all’articolo 15 della citata Legge regionale.
LIVELLI DI ALLERTA
I Livelli di Allerta sono attivati dal Dirigente Responsabile della Protezione Civile sulla base:
− degli Avvisi di Criticità emessi dal Centro Funzionale;
− di segnalazioni, pervenute da qualsiasi fonte, di fenomeni idrogeologici imminenti o in atto.
Il Dirigente Responsabile emana, attraverso la Sala Operativa, un Messaggio di Allerta, e lo invia a tutti i soggetti indicati nell’appendice B.
Le modalità di invio dei messaggi alle componenti statali del sistema di Protezione Civile non compresi nell’appendice B (Polizia di Stato, POLFER, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Vigili del Fuoco, Polizia Penitenziaria, Capitanerie di Porto) saranno definite
d’intesa tra il Dirigente Responsabile della Protezione Civile Regione ed i Prefetti delle Province calabresi. Fino alla definizione formale delle suddette intese, l’allertamento alle sopra indicate componenti statali sarà effettuato con le stesse modalità previste per i soggetti indicati nell’appendice B.
I Messaggi di Allerta contengono l’indicazione degli Scenari di Rischio previsti.
I Messaggi di Allerta sono di tre tipi:
− Messaggio di Allerta per Previsioni Meteorologiche avverse (Modulo A1), relativo agli Scenari per Eventi meteorologici di cui al paragrafo 2, compresi tra a) ed g)
− Messaggio di Allerta per Possibili Fenomeni di Dissesto Idrogeologico (Modulo A2), relativo agli Scenari di Rischio per Eventi idrogeologici di cui al paragrafo 2, compresi tra h) e l)
− Messaggio di Allerta per Evento Pluviometrico in atto (Modulo A3) relativo anch’esso agli Scenari di Rischio per Eventi idrogeologici di cui al paragrafo 2, compresi tra h) e l).
I primi due sono basati su previsioni meteo e valgono a scala di Zona di Allerta. Il terzo è basato sulle piogge misurate a terra e vale a scala comunale.
In Appendice H sono riportati i fac simile dei vari Messaggi.
Il Livello (o Stato) di Allerta per Previsioni Meteorologiche (Modulo M1) è unico.
I Livelli (o Stati) di Allerta per Possibili Precipitazioni Intense (Modulo M2) o Precipitazioni
Intense in atto (Modulo M3) sono tre, così indicati in ordine crescente:
− Livello 1
− Livello 2
− Livello 3.
La corrispondenza tra Livelli di Criticità e Livelli di Allerta è, in tal caso, la seguente:
Criticità da
evento previsto
Criticità da
evento in atto Livello di Allerta
Moderata Ordinaria 1
Elevata Moderata 2
Elevata 3
Il Dirigente Responsabile della Protezione Civile, con proprio Decreto, può delegare al Responsabile di turno della Sala Operativa regionale l’attivazione degli stati di Allerta per effetto
degli Avvisi di Criticità, disponendo contestualmente che il Centro Funzionale debba trasmettere gli Avvisi di Criticità anche alla Sala Operativa regionale e definendo, con il necessario dettaglio,
e procedure da seguire nella trasmissione degli Avvisi di Criticità e degli Avvisi di Allerta. I messaggi di allertamento conterranno al loro interno il periodo di validità degli stessi.
Alla scadenza del periodo indicato nel messaggio di allertamento, il relativo livello di allerta si intende automaticamente disattivato.
PRESIDIO TERRITORIALE IDROGEOLOGICO E IDRAULICO
Il Presidio idrogeologico e idraulico del territorio è finalizzato a:
− effettuare attività di ricognizione e di sopralluogo nelle aree esposte a rischio di frana e/o di inondazione;
− sviluppare, durante le fasi di Allerta, specifiche e dettagliate osservazioni sul campo dei fenomeni in corso, individuando:
i sintomi di possibili imminenti movimenti franosi (fessure, lesioni, variazioni della superficie topografica, spostamenti sensibili, ecc.), anche attraverso la lettura di strumentiinstallati sul territorio che non trasmettono a distanza (inclinometri, fessurimetri, distanziometri, ecc.); le evidenze connesse a movimenti franosi già innescati e/o in atto;
− svolgere le attività dei servizi di piena e di pronto intervento idraulico, disciplinati dal R.D. n.
523/1904 e dal R.D. n. 2669/1937, in tutti i tronchi fluviali che presentino rischio di esondazione e non solo nei tratti classificati di prima e seconda categoria come previsto dalla citata normativa. In particolare per questo ultimo aspetto il Presidio Territoriale deve, compatibilmente con la effettiva disponibilità di uomini e mezzi: osservare e controllare lo stato delle arginature presenti;
rilevare, sistematicamente, i livelli idrici del corso d’acqua per assicurarsi che un incremento della portata di piena non abbia conseguenze pericolose per sormonto e/o rottura arginale;
svolgere ricognizione delle aree potenzialmente inondabili, soprattutto nei punti indicati negli Scenari di Rischio come “idraulicamente critici”, anche al fine di rilevare situazioni di
impedimento al libero deflusso delle acque per ostruzione delle luci di ponti, o di altre strettoie naturali o artificiali, causati da movimenti franosi, smottamenti spondali, accumuli detritici prodotti dell’eccessivo materiale trasportato;
attivare il pronto intervento idraulico ai sensi del R.D. n. 523/1904 e primi interventi urgenti ai sensi della legge n. 225/1992, tra cui la rimozione degli ostacoli che possano impedire il rapido defluire delle acque, la salvaguardia delle arginature e la messa in sicurezza delle opere idrauliche danneggiate.
UNITÀ TECNICHE MOBILI
Nelle more della costituzione del Presidio Territoriale, al solo fine di sviluppare durante le fasi di Allerta, specifiche e dettagliate osservazioni sul campo dei fenomeni in corso, il Sistema regionale
di Protezione Civile si avvale delle Unità Tecniche Mobili (UTM).
È possibile distinguere tra:
− UTMC Unità Tecniche Mobili Comunali
− UTMCC Unità Tecniche Mobili Intercomunali
− UTMP Unità Tecniche Mobili Provinciali
Ogni Comune deve attivare, entro 180 giorni dalla pubblicazione della presente Direttiva, almeno una Unità Tecnica Mobile Comunale (UTMC), composta da personale scelto tra tecnici comunali, vigili urbani, volontari di protezione civile, suddiviso in due turni. Le UTMC devono essere dotate dell’equipaggiamento essenziale e devono avere la disponibilità di un automezzo e di un
ricetrasmettitore o di un telefono cellulare.
Entro la stessa data, i Comuni capoluogo di Provincia e i Comuni con più di 20.000 abitanti devono attivare due o più UTMC, a seconda dell’estensione del territorio comunale e della natura
e del numero delle situazioni di rischio presenti.
Nel caso di piccoli Comuni limitrofi, d’intesa tra i Sindaci dei Comuni interessati, è possibile attivare entro gli stessi termini, in luogo delle UTMC, Unità Tecniche Mobili Intercomunali
(UTMCC).
In ogni caso, i Sindaci dei Comuni devono fornire al Settore Regionale della Protezione Civile l’elenco aggiornato delle UTM di propria competenza, indicando l’elenco dei componenti, gli
estremi dell’automezzo e del ricetrasmettitore o del telefono cellulare disponibile.
Le Province devono attivare entro 180 giorni dalla pubblicazione della presente Direttiva, d’intesa
con la Regione, almeno tre Unità Tecniche Mobili Provinciali (UTMP), composte da tecnici della Provincia, da tecnici della Regione, degli Enti Territoriali, degli Enti Subregionali, da volontari di protezione civile, da personale messo a disposizione da altre amministrazioni pubbliche, personale
convenzionato. Anche le UTMP devono essere adeguatamente equipaggiate e dotate di automezzi e di ricetrasmettitori o di telefoni cellulari. L’attivazione delle UTMP è disposta con deliberazione della Giunta provinciale di competenza per territorio. Nella deliberazione devono essere in
particolare stabilite: composizione, dotazione e dislocazione delle UTMP.
Le UTMC o le UTMCC sono attivate dal Sindaco del Comune di appartenenza o dal Responsabile comunale di protezione civile a tal fine delegato dal Sindaco, nel caso di attivazione del livello di
Allerta 2 e della conseguente fase di preallarme prevista dal Piano Comunale di emergenza.
Il Sindaco, comunque, può attivare, a ragion veduta, le UTMC o le UTMCC anche in assenza di livelli di Allerta 2 o superiore, ogniqualvolta abbia motivati e ragionevoli timori che sia possibile
l’inizio di fenomeni che possano creare problemi all’incolumità delle persone.
In caso di necessità, il Comune può chiedere un supporto tecnico alla Provincia che invierà, nel limite delle disponibilità, una o più UTMP.
Le UTMP sono attivate dalle Province progressivamente e a ragion veduta, allorquando nel territorio di competenza si attiva una fase di Allerta 2.
La Protezione Civile regionale mantiene l’elenco delle UTM attive.
Per le UTM è prevista una fase di formazione da sviluppare presso la Scuola regionale per il Presidio idrogeologico e idraulico del territorio, da costituirsi a cura del Settore Regionale più Protezione Civile.