Aspromonte!
- Una meravigliosa esperienza naturalistica, culturale ed umana -
Lembo meridionale della catena appenninica, di origine granitico-cristallina, somiglia ad una gigantesca piramide, prossima al mare s'inerpica fino a 2000 mt con numerose cime e diversi altopiani di origine sedimentaria marina; segnata profondamente da molti corsi d'acqua (fiumare); vanta la presenza di numerose specie (lupo, falco pellegrino, gufo reale, astore); coperta da vasti boschi (faggio, abete bianco, pino nero, leccio, castagno) e macchia mediterranea; alcune rarità: aquila del Bonelli, felce tropicale Woodwardia radicans. Al centro del mediterraneo, ha notevoli presenze storiche, artistiche e archeologiche, testimonianze della cultura arcaica, classica, grecanica, medievale e moderna.
Spesso se ne parla come di entita' distinte,ma cosi' non e'! Zone montuose, semipianeggianti, laghi..un grande patrimonio forestale...flora fauna semi tropicali!
cascate ,ruscelli,fiumare,fiumi'
Un grande patrimonio di biodiversita'..splendido da visitare,d'inverno o d'estate..
QUESTO E' L'ASPROMONTE
un ringraziamento.....
all'Ente Parco Nazionale d'Aspromonte....
all'Ente Parco Nazionale d'Aspromonte....
Già dal Gennaio 2009 l'Ex stazione di polizia di stato denominata naps. sita in località stoccato del comune di Oppido Mamertina veniva data in affidamento a l'ente Parco Nazionale d'Aspromonte con un contratto ventennale stipulato in sinergia con l'amministrazione comunale di Oppido Mamertina protempore di quel tempo lista civica (arcobaleno) con lo scopo e l'impegno di convertire e valorizzare il sito trasformato in rudere negli ultimi 12 anni e comunque dopo che la polizia di stato aveva dismesso il servizio in questo sito. Grazie all'Ente Parco Nazionale d'Aspromonte e all'Avv. Leo Autolitano nella veste di Presidente dello stesso ente, e a tutto l'esecutivo amministrativo dal Vice Presidente Dott. Alvaro ai direttori che hanno seguito questo percorso cominciando dal Dott. Cannizzaro, Dott. Scionti e Dott. Tedesco ad oggi in carica. Tutti insieme, l'amministrazione e tutti i funzionari hanno sposato l'idea nel valorizzare, migliorare e rendere agibile e fruibile detto sito. Già da subito è stata data piena responsabilità al Sign. Murdica Natale ad occuparsi del sito, il quale ha messo impegno e passione nella riuscita della valorizzazione del sito, coinvolgendo in sinergia con lo stesso ente, alcune Cooperative presenti nel territorio: Cooperativa Monte Zervò, Monte dei Pastori, Associazione i Ponti e varie Associazioni scautistiche.........
Vogliamo offrirvi oggi un piccolo assaggio di questo meraviglioso territorio partendo dall'ex caserma sita in località STOCCATO di Oppido Mamertina gestita oggi dall'Ente Parco dell'Aspromonte : grazie all'estenuante lavoro di recupero del sito da parte dell'Ente Parco e della famiglia Murdica di Piminoro che ha riportato alla fruibilità questa struttura oggi disponibile ad accogliere vari gruppi ( scout, anziani, escursionisti...etc....) dove vi è anche la possibilità di pernottare ed assaporare i prodotti tipici della zona prodotti anche dalla Cooperativa " Monte dei Pastori ". Tra le varie immagini che pubblichiamo vi è in anteprima la sequenza fotografica di una cascata, resa possibile dall'intraprendente guida del caro amico Natale Murdica , cascata denominata " Schicci di Catarratti " . Noi della Redazione siamo stati i primi a visitare e a fotografare queste cascate.... e l'emozione è stata grande, credeteci!
INIZIA L'AVVENTURA
INIZIA L'AVVENTURA
GODETEVI ORA LO SPETTACOLO!!!!!!
ex caserma NAPS sita in località Piminoro di Oppido
anche le trote.....FRAGOLINE DI BOSCO
fasi preliminari per organizzare attività scout......
reportage fotografico di MARCELLO IUSI
Per contatti:
Ufficio Promozione Ente Parco Nazionale dell'Aspromonte
Via Aurora, 1 - 89057 Gambarie (RC)
tel. 0965/743060- int. 13 - fax 0965/743026
0965-743060
info.posta@parcoaspromonte.gov.it
oppure : Sig. Natale Murdica
Cell. 339/3381135.
" QUANDO FU IL GIORNO DELLA CALABRIA "
di LEONIDA REPACI
Quando fu il giorno della Calabria Dio si trovò in pugno 15000 km. quadrati di argilla verde con riflessi viola. Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese di due milioni di abitanti al massimo. Era teso in un maschio vigore creativo il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro. Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi. Diede alla Sila il pino, all’Aspromonte l’ulivo, a Reggio il bergamotto, allo Stretto il pescespada, a Scilla le sirene, a Chianalea le palafitte, a Bagnara i pergolati, a Palmi il fico, alla Pietrosa la rondine marina, a Gioia l’olio, a Cirò il vino, a Rosarno l’arancio, a Nicoterail fico d’India, a Pizzo il tonno, a Vibo il fiore, a Tiriolo le belle donne, al Mesima la quercia, al Busento la tomba del re barbaro, all’Amendolea le cicale, al Crati l’acqua lunga, allo scoglio il lichene, alla roccia l’oleastro, alle montagne il canto del pastore errante da uno stazzo all’altro, al greppo la ginestra, alle piane la vigna, alle spiagge la solitudine, all’onda il riflesso del sole. Diede a Cosenza l’Accademia, a Tropea il vescovo, a San Giovanni in Fiore il telaio a mano, a Catanzaro il damasco, ad Antonimina il fango medicante, ad Agnana la lignite, a Bivongi le acque sante, a Pazzano la pirite, a Galatro il solfato, a Villa San Giovanni la seta greggia, a Belmonte il marmo verde. Assegnò Pitagora a Crotone, Orfeo pure a Crotone, Democede pure a Crotone, Almeone pure a Crotone, Aristeo pure a Crotone, Filolao pure a Crotone, Zaleuco a Locri, Ibico a Reggio, Clearco pure a Reggio, Cassiodoro a Squillace, San Nilo a Rossano, Gioacchino da Fiore a Celico, Fra’ Barlaam a Seminara, San Francesco a Paola, Telesio a Cosenza, il Parrasio pure a Cosenza, il Gravina a Roggiano, Campanella a Stilo, Mattia Preti a Taverna, Galluppi a Tropea, Gemelli-Careri a Taurianova, Guerrisi a Cittanova, Manfroce a Palmi, Cilèa pure a Palmi, Alvaro a San Luca, Calogero a Melicuccà, Rito a Dinami. Donò a Stilo la Cattolica, a Rossano il Patirion, ancora a Rossano l’Evangeliario Purpureo, a San Marco Argentano la Torre Normanna, a Locri i Pinakes, ancora a Locri il Santuario di Persefone, a Santa Severina il Battistero a Rotonda, a Squillace il Tempio della Roccelletta, a Cosenza la Cattedrale, a Gerace pure la Cattedrale, a Crotone il Tempio di Hera Lacinia, a Mileto la zecca, pure a Mileto la Basilica della Trinità, a Santa Eufemia Lametia l’Abbaziale, a Tropea il Duomo, a San Giovanni in Fiore la Badia Florense, a Vibo la Chiesa di San Michele, a Nicotera il Castello, a Reggio il Tempio di Artemide Facellide, a Spezzano Albanese la necropoli della prima età del ferro. Poi distribuì i mesi e le stagioni alla Calabria. Per l’inverno concesse il sole, per la primavera il sole, per l’estate il sole, per l’autunno il sole. A gennaio diede la castagna, a febbraio la pignolata, a marzo la ricotta, ad aprile la focaccia con l’uovo, a maggio il pescespada, a giugno la ciliegia, a luglio il fico melanzano, ad agosto lo zibibbo, a settembre il fico d’India, a ottobre la mostarda, a novembre la noce, a dicembre l’arancia. Volle che le madri fossero tenere, le mogli coraggiose, le figlie contegnose, i figli immaginosi, gli uomini autorevoli, i vecchi rispettati, i mendicanti protetti, gl’infelici aiutati, le persone fiere leali socievoli e ospitali, le bestie amate. Volle il mare sempre viola, la rosa sbocciante a dicembre, il cielo terso, le campagne fertili, le messi pingui, l’acqua abbondante, il clima mite, il profumo delle erbe inebriante. Operate tutte queste cose nel presente e nel futuro il Signore fu preso da una dolce sonnolenza, in cui entrava il compiacimento del creatore verso il capolavoro raggiunto. Del breve sonno divino approfittò il diavolo per assegnare alla Calabria le calamità: le dominazioni, il terremoto, la malaria, il latifondo, le fiumare, le alluvioni, la peronospora, la siccità, la mosca olearia, l’analfabetismo, il punto d’onore, la gelosia, l’Onorata Società, la vendetta, l’omertà, la violenza, la falsa testimonianza, la miseria, l’emigrazione. Dopo le calamità, le necessità: la casa, la scuola, la strada, l’acqua, la luce, l’ospedale, il cimitero. Ad esse aggiunse il bisogno della giustizia, il bisogno della libertà, il bisogno della grandezza, il bisogno del nuovo, il bisogno del meglio. E, a questo punto, il diavolo si ritenne soddisfatto del suo lavoro, toccò a lui prender sonno mentre si svegliava il Signore. Quando, aperti gli occhi, potè abbracciare in tutta la sua vastità la rovina recata alla creatura prediletta , Dio scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo. Poi, lentamente rasserenandosi, disse: - Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io l’ho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto.
Utta a fa juornu c’a notti è fatta -. Una notte che già contiene l’albore del giorno.
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