POLITICA, GIOVANI, FUTURO, SOLIDARIETA'-GUCCIONE SCRIVE A MONS.NUNNARI |
Giovedì 19 Gennaio 2012 09:17 |
A S.E. MONS. SALVATORE NUNNARI ARCIVESCOVO METROPOLITA DELLA DIOCESI COSENZA-BISIGNANO S E D E Cosenza, 17.01.2012 Oggetto: Lettera di risposta alla missiva: “La politica, un servizio all’uomo” Stimatissimo mons. Nunnari, ho molto apprezzato la Sua decisione di scrivere una lettera con cui Ella esorta quanti sono impegnati in politica ad un servizio di alta qualità che nelle attuali congiunture sociali ed economiche chiede una “svolta” culturale nella quale essi stessi sappiano dare da una parte spazio alle giovani generazioni, dall’altra essere modelli di vita. Le confesso che non ho alcun imbarazzo nell’affermare che ho condiviso gran parte della Sua analisi. L’unica cosa su cui nutro qualche perplessità è il continuo ed esclusivo riferimento della questione morale alla sfera della politica e dei politici. Siamo proprio sicuri, mi domando e Le domando, che all’origine della crisi che oggi pervade e attanaglia la nostra società, ci sia solo un malinteso e distorto modo di intendere la gestione della cosa pubblica? O non è vero, invece, che questo malessere sia sempre più diffuso e capillare e abbia ormai coinvolto tutti i livelli della nostra vita sociale, religiosa, economica e culturale? Ho l’impressione, ma le confesso che è più di un’impressione, che soprattutto negli ultimi quindici anni si sia progressivamente affermata nel nostro Paese una società divisa in “caste” in cui sono aumentati gli egoismi ed è fortemente cresciuta la deresponsabilizzazione di fronte ai problemi del Paese. Ognuno, insomma, ha cercato di costruire il “proprio orticello”, difendendo i propri interessi e quelli dei propri amici e al “Bene Comune” non ha pensato più nessuno. Mi riferisco alle forze sociali, alle università, al mondo della scuola, al mondo cattolico… Anche questi soggetti, in modo diverso, mutatis mutandis, hanno vissuto la stessa lunga notte di crisi della responsabilità che ha vissuto la politica. E allora, perché non chiamare anche loro allo stesso sussulto di dignità e di responsabilità a cui vengono esortati la politica e gli uomini politici? Perché non chiedere anche a costoro di emendarsi, cambiando atteggiamento e diventando anch’essi punti di riferimento e modelli di vita? Dico ciò non per fare di tutta l’erba un fascio o per assolvere tutti con la solita formula del “mal comune mezzo gaudio”, ma perchè non siano avviliti e mortificati ulteriormente anche quegli uomini e quelle donne che non hanno mai cessato di credere che una “buona politica” sia ancora possibile e praticabile, nonostante tutto. Il rischio che, a mio sommesso parere, dobbiamo tutti evitare assolutamente è, insomma, la generalizzazione diffusa e demagogica che crea solo confusione, giustizialismo a buon mercato e incoraggia atteggiamenti antipolitici che, quando si scatenano, travolgono tutto e tutti e che, anche nella storia recente, sono quasi sempre stati causa di rimedi peggiori del male. La politica, per prima, deve fare un bel bagno di umiltà, cambiando passo e direzione, introducendo un nuovo metodo di selezione e di reclutamento della rappresentanza e scrivendo regole nuove di funzionamento e di gestione dei partiti, che non possono più essere controllati da cerchie ed oligarchiche ristrette che decidono tutto ed il contrario di tutto. La battaglia per la riforma dell’attuale legge elettorale, in questo senso, può rappresentare un serio inizio di cambiamento, restituendo ai cittadini il potere di poter scegliere ed eleggere i propri rappresentanti. Ma tutti, tutti quanti, nessuno escluso, abbiamo il dovere di restituire ai giovani, soprattutto ai giovani e alle donne, il diritto al futuro, dando loro la speranza che un giorno potranno costruire qualcosa di più grande e di più bello rispetto a quello che hanno costruito i loro genitori. Tutto ciò passa attraverso il lavoro, che è per l'uomo l’unico strumento di realizzazione e di dignità sociale. Mai come in questa fase di emergenza del Paese la precarietà e la disoccupazione uccidono la speranza di migliaia di giovani lavoratori italiani e calabresi, che oggi più che mai sono ridotti a merce intercambiabile dall'attuale sistema economico. Che stiamo facendo per restituire ai giovani la dignità, la voglia e l’entusiasmo per essere artefici e protagonisti veri del proprio destino e del proprio futuro? Io credo: poco o nulla. E lo dico facendo innanzitutto una forte ed impietosa autocritica come consigliere regionale e come esponente di un partito che, pur sforzandosi, non è ancora riuscito ad indicare una strada concreta per uscire dalla crisi. Ho la sensazione che molti di noi si limitano soltanto a fare parole su temi così importanti e decisivi ma, nei fatti, non si percepisce nessun cambiamento reale. Occorre un progetto, un piano straordinario per il lavoro, delle idee che si concretizzino in una proposta operativa e concreta che abbia alla base soprattutto un principio, che è il più grande di tutti, e che è il valore della solidarietà. “Non c’è comunità –ha detto di recente il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano- senza solidarietà”. Un concetto che il mio partito ha immediatamente condiviso e che Bersani ha fortemente rilanciato. Io mi permetto di aggiungere che non c’è libertà, non c’è futuro se manca la solidarietà. Vogliamo cominciare a ragionarne? Vogliamo uscire dalle affermazioni e dalle fumosità intellettuali e consegnare ai giovani un pacchetto di idee e di proposte da cui poter ripartire per costruire una Calabria più bella, più giusta, più umana e più solidale in un grande Paese come l’Italia? La Chiesa può svolgere in questo senso un compito autorevole ed insostituibile favorendo un clima di ritrovata pace sociale che renda agevole e concreta la possibilità per un impegno di tutti. Cordialmente Carlo Guccione Consigliere regionale Pd |
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