Ma Calabria Verde non è una riforma di Mimmo Talarico*
domenica, 26 maggio 2013
Ma Calabria Verde non è una riforma
di Mimmo Talarico
È stata resuscitata l’Afor, l’azienda forestale regionale, e l’hanno
chiamata “riforma”. Certo, abbiamo apprezzato che non si sia insistito
sulla natura privatista dell’agenzia, ma i nodi ci sono tutti, a
cominciare dalla copertura finanziaria.
D’altronde è stato lo stesso
presidente Scopelliti, in chiusura di seduta, a dichiarare candidamente
che c’è la legge ma non i soldi. E sì, perché la nuova azienda prenderà
in carico, insieme agli operai idraulico-forestali e tutto il personale
ex Afor, anche i 400 dipendenti delle soppresse comunità montane ed
altri precari del settore pubblico, come i sorveglianti idraulici ex why
not, per i quali saranno necessarie più risorse di quante attualmente
ce ne sono a disposizione.
Poi c’è il capitolo dei debiti, 150
milioni dichiarati ( ma è questa la cifra esatta?), di cui si fregia la
vecchia Afor. Su questo punto non è dato capire se sarà la regione ad
accollarseli ovvero se saranno portati in “dote” alla nuova azienda,
oppure ancora se rimarranno in capo alla vecchia Afor, che continuerebbe
ad esistere in regime di liquidazione come una sorta di bad company.
Attendiamo risposte da Trematerra e Scopelliti.
Ma il vero nodo è
quella della mancanza di qualsiasi idea, di strategia futura, di
programma, per la forestazione e la montagna. Non prendiamoci in giro:
il comparto della forestazione in Calabria è stata la cartina di
tornasole, insieme alla sanità, dei fallimenti amministrativi della
regione. Come pensano Trematerra e Scopelliti di rilanciarlo, di
renderlo finalmente produttivo, efficiente ed utile? Anche su questo si
attendono risposte dall’assessore e dal presidente.
Diciamola tutta:
dopo sette anni dalla soppressione dell’Afor, che in regime di
commissariamento ha prodotto solo disavanzi e inefficienze, si torna al
punto di partenza, senza un minimo accenno alle responsabilità sia di
chi ha ne ha sconsideratamente disposto la liquidazione senza una
prospettiva chiara, sia di chi l’ha gestita macinando debiti su debiti.
Ecco perché non siamo in presenza di una riforma, ma dinanzi ad un modo
come un altro di mettere una toppa al fallimento della gestione
commissariale.
La nostra astensione è stata pertanto solo un segnale
verso i lavoratori forestali, verso i dipendenti delle comunità montane,
che nel guado attuale vedevano a rischio i loro stipendi. Resta però il
giudizio negativo sull’intera operazione che fa il paio con la finta
razionalizzazione degli enti sub regionali di qualche giorno fa, quando
non sono stati toccati (né soppressi, né riformati) i "santuari" dello
spreco, né sfiorati gli enti che continuano ad alimentare un sistema
clientelare, tra cui la Comac, l’Ente Fiera, Calabria Etica, Calabria
Lavoro, Ente Fiera Cosenza, Magna Grecia, Stretto di Messina, Lamezia
Sviluppo, Terre Sibarite.
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