Una scossa di terremoto di magnitudo 5.0 ha colpito
all’1:05 l’area del Pollino. Il sisma, indicato dall’Istituto Nazionale
di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha avuto una profondità ipocentrale
di 6.3 chilometri. Lo sciame sismico, che ormai dura da oltre 2 anni, ha
prodotto unl’altra scossa di magnitudo 2.7 dopo soli 7 minuti. Siamo in
attesa di conoscere eventuali danni a persone e/o cose. Le località più
vicine all’epicentro sono le solite Rotonda (Pz), Laino Borgo, Mormanno
e Laino Castello, in provincia di Cosenza. Si tratta della scossa più
forte da quando ha avuto inizio lo sciame sismico.
La Loggia e Foti annunciano battaglia
Ponte sullo Stretto, PDL: “il Governo tecnico non può dire no”
Roma. "O il governo tecnico
lascia tutto com’è o rimette ogni decisione al prossimo governo, perché
inappropriato che i tecnici prendano una decisione che è politica". Enrico
La Loggia e Nino Foti rivolgono un appello all’esecutivo di Mario Monti
dopo la scelta di inserire nella legge di stabilità lo stanziamento per pagare la penale e chiudere il cantiere del ponte sullo Stretto.
"Una decisione che lascia stupefatti: si prendono 300 mln e li si buttano nel cestino -ha spiegato La Loggia-. Ci ripensino subito visto che non c’è un problema politico o elettorale e sgomberino il campo da altri interessi sulla presenza dei quali il dubbio viene".
“Tra penali varie al Contraente Generale, il cui valore complessivo è di circa 530 milioni di Euro, ai quali si aggiungono 300 milioni già spesi, costi per smobilizzare i cantieri, quelli per mancati utili, interessi, penali, indennizzi, stimati in almeno 250 milioni di Euro. In sintesi, il no al Ponte sullo Stretto, costerà in realtà 1mld e 100 mln in totale, con il rischio tra l’altro, che sottovalutando le stime, si ripeta lo stesso errore commesso nel caso della vicenda esodati” è quanto ha motivo di ritenere il deputato reggino Nino Foti.
“Un altro aspetto importante da considerare – a detta del parlamentare calabrese – è quello relativo alla credibilità internazionale del nostro Paese che, se confermata la decisione di bloccare la costruzione del Ponte, rischierebbe di essere fortemente minata. Sono diversi infatti i gli investitori stranieri che hanno manifestato particolare apprezzamento per questo progetto dichiarandosi interessati ad acquisire il know how tecnologico utilizzato e a partecipare anche finanziariamente alla costruzione dell’Opera”. Per non parlare, del danno “in termini di indebolimento delle capacità di attrarre investimenti a cui andrebbe incontro il nostro Paese, se il Governo decidesse di tirarsi indietro mancando così agli impegni presi con il mercato internazionale”.
“Pertanto – è la conclusione di Nino Foti – o si procede sulla strada già intrapresa e più volte sostenuta dal precedente Governo, o ci si astiene da questa decisione politica che un Governo tecnico non dovrebbe assumersi l’onere di prendere, affidando così ogni decisione al nuovo Governo”.
"Una decisione che lascia stupefatti: si prendono 300 mln e li si buttano nel cestino -ha spiegato La Loggia-. Ci ripensino subito visto che non c’è un problema politico o elettorale e sgomberino il campo da altri interessi sulla presenza dei quali il dubbio viene".
“Tra penali varie al Contraente Generale, il cui valore complessivo è di circa 530 milioni di Euro, ai quali si aggiungono 300 milioni già spesi, costi per smobilizzare i cantieri, quelli per mancati utili, interessi, penali, indennizzi, stimati in almeno 250 milioni di Euro. In sintesi, il no al Ponte sullo Stretto, costerà in realtà 1mld e 100 mln in totale, con il rischio tra l’altro, che sottovalutando le stime, si ripeta lo stesso errore commesso nel caso della vicenda esodati” è quanto ha motivo di ritenere il deputato reggino Nino Foti.
“Un altro aspetto importante da considerare – a detta del parlamentare calabrese – è quello relativo alla credibilità internazionale del nostro Paese che, se confermata la decisione di bloccare la costruzione del Ponte, rischierebbe di essere fortemente minata. Sono diversi infatti i gli investitori stranieri che hanno manifestato particolare apprezzamento per questo progetto dichiarandosi interessati ad acquisire il know how tecnologico utilizzato e a partecipare anche finanziariamente alla costruzione dell’Opera”. Per non parlare, del danno “in termini di indebolimento delle capacità di attrarre investimenti a cui andrebbe incontro il nostro Paese, se il Governo decidesse di tirarsi indietro mancando così agli impegni presi con il mercato internazionale”.
“Pertanto – è la conclusione di Nino Foti – o si procede sulla strada già intrapresa e più volte sostenuta dal precedente Governo, o ci si astiene da questa decisione politica che un Governo tecnico non dovrebbe assumersi l’onere di prendere, affidando così ogni decisione al nuovo Governo”.
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