le accuse a carico dei 40 indagati - GLI SCAVI SOTTO L'ACQUA....
Inchiesta scavi Sibari: le accuse a carico dei 40 indagati
Omissione d'atti
d'ufficio, violazione dei vincoli paesaggisti e archeologici,
occupazione d'aree demaniali e concorso in delitti colposi in danno.
Sono le accuse formulate a vario titolo dalla procura della Repubblica
di Castrovillari nell'ambito dell'inchiesta sull'esondazione del fiume
Crati che lo scorso 18 gennaio ha provocato l'allagamento dell'area
archeologica di Sibari. Le contestazioni sono a vario titolo
ipotizzate nei confronti delle quaranta persone sottoposte a indagini,
cui nei giorni scorsi è stato notificato il provvedimento di proroga
delle indagini preliminari da parte della procura della Repubblica di
Castrovillari titolare dell'inchiesta.
Un
passo che è valso come informazione di garanzia nei confronti degli
indagati. Tra loro il commissario delegato per l'emergenza
idrogeologica, Domenico Percolla, e la direttrice del polo archeologico
sibarita, Silvana Luppino, l'attuale sindaco di Cassano, Gianni Papasso,
e i suoi predecessori Mimmo Lione (sindaco facente funzioni dal
febbraio al maggio del 2012) e Gianluca Gallo (oggi consigliere
regionale dell'Udc). A completare l'elenco, i nominativi di funzionari
della Provincia, dell'Afor, dell'Autorita' di bacino e dei proprietari
di alcuni agrumeti realizzati nell'alveo del fiume Crati. Proprio la
loro presenza, secondo l'accusa, sarebbe stata determinante per
l'esondazione del fiume e quindi l'allagamento degli scavi
di Sibari. Sono al vaglio del Tar di Catanzaro le ordinanze con cui i
sindaci di Cassano e Corigliano, i due municipi interessati dall'ultimo
tratto del Crati prima dello sbocco nello Jonio, hanno imposto
l'eliminazione degli agrumeti. Nei mesi passati i giudici amministrativi
hanno concesso la sospensiva ai proprietari delle coltivazione,
bloccando i provvedimenti comunali. A marzo il Tar dovra' entrare nel
merito delle ordinanze e decidere se lasciarle attive o annullarle.
Sull'inchiesta
relativa all'inondazione del parco archeologico di Sibari e'
intervenuto il consigliere regionale dell'Udc ed ex sindaco di Cassano,
Gianluca Gallo, che è uno dei quaranta destinatari dell'informazione di
garanzia da parte della procura di Castrovillari. "Con riferimento al
mio coinvolgimento nelle indagini portate avanti da Carabinieri e
magistratura per far luce sulle cause e sulle responsabilità della
drammatica esondazione del fiume Crati, che il 18 gennaio scorso
sommerse il parco archeologico del Cavallo - è scritto in una nota - pur
non avendo notizie ulteriori a quelle divulgate dagli organi di
informazione in relazione ad un'inchiesta che s'apprende essere ancora
in divenire e nell'ambito della quale nessuna imputazione è stata
formulata a mio carico,
confermo piena, pienissima fiducia nell'operato degli investigatori e
degli inquirenti, ai quali assicuro massima disponibilità e
collaborazione". Gianluca Gallo ritiene "necessario, approfondire ogni
aspetto della vicenda affinchè non residuino zone d'ombra. Solo così
potrà emergere la verità: non solo il Comune, del quale peraltro non ero
più sindaco da un anno - aggiunge l'esponente dell'Udc - non aveva
alcuna responsabilità e competenza in ordine alla manutenzione degli
argini con il loro cedimento causa del disastro, ma durante la mia
sindacatura l'amministrazione comunale ed i competenti uffici non hanno
mai mancato di segnalare la criticità della situazione e di richiedere e
sollecitare, per iscritto e persino a mezzo stampa, gli interventi
indispensabili". (AGI)
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