Una visita di Papa Bergoglio a Reggio Calabria
è possibile. Secondo fonti vaticane, il Sommo Pontefice potrebbe
aderire all’invito formulato nei mesi scorsi dal Presidente della
Provincia. In una lettera inviata a Giuseppe Raffa, la Segreteria di
Stato del Vaticano, infatti, evidenzia che il Papa ha deciso di
tenere presente tale richiesta. A comunicarlo è una nota diffusa dal
Portavoce del Presidente della Provincia, che si riporta integralmente:
“Con lettera del 27 agosto scorso – si legge in un passo della missiva a
firma di mons. Peter B. Wells -, Ella ha formulato il cordiale
invito al Sommo Pontefice di recarsi in visita a codesta Provincia ed
ai suoi abitanti. Il Santo Padre ha vivamente apprezzato il cortese
gesto e i sentimenti che l’hanno motivato”. Nel messaggio datato 2
novembre, si legge che Papa Bergoglio, “mentre esorta a perseverare
nella preghiera per la Sua persona e per il Suo servizio alla Chiesa,
assicura che terrà presente il desiderio manifestato, volentieri
impartendo a Lei e alle amate genti dell’intera Calabria la Sua
benedizione”. Lo scorso mese di agosto
il Presidente della Provincia così scriveva al Papa: “Santità, il
Vostro amore per gli ultimi ha fatto rinascere la speranza nei cuori di
milioni di persone sempre più in balia degli egoismi del capitalismo
finanziario che, simultaneamente, considera l’uomo consumatore e
merce. La società dei consumi, in cui tutti siamo nel e sul mercato,
trancia le nostre radici accompagnandoci nella cosiddetta era
liquido-moderna, portatrice del relativismo e della cultura del
disimpegno. Tutto è diventato veloce, incontrollabile e il vertiginoso
ritmo del cambiamento ci costringe ad essere membri di una società
totalizzante, incontrollabile e sconosciuta. La Calabria, al pari di
altre regioni del mondo, è la
patria degli ultimi: qui, le antiche povertà s’incontrano con la
dolorosa condizione che accompagna i flussi migratori di quanti
abbandonano la terra natia in cerca di libertà e lavoro. Chi meglio
dei calabresi, popolo di emigranti, comprende il fenomeno
dell’immigrazione che vede protagoniste persone con storie socio -
culturali e religiose diverse dalla nostra. A questi fratelli, i
calabresi, oltre alla solidarietà ( quella vera) nulla, o quasi, possono
offrire in quanto essi stessi lottano disperatamente per
sopravvivere. Tra stereotipi negativi e “globalizzazione
dell’indifferenza”, la vita di intere comunità, giorno dopo giorno, si
consuma nell’ostentamento dell’occidentalizzazione: un modello che
continua ad allontanarsi dalla vera dimensione umana. Santità, il
nostro è un popolo che, oggi come nei momenti più difficili della sua
storia, si affida alla fede cristiana per mantenere viva la fiammella
della speranza di far parte di una società più giusta e solidale.
L’avidità della politica e la corruzione di uomini e partiti, con questi
ultimi che si prefiggono di catturare il consenso a tutti i costi,
allargano i confini delle diseguaglianze esponendo i cittadini, in
particolare i giovani e le fasce deboli, alle lusinghe della criminalità
organizzata la cui pervasività ha raggiunto livelli che fanno temere
sia per la coesione sociale sia per l’imparzialità delle istituzioni
elettive”. La lettera di Raffa prosegue: “La religiosità dei
calabresi affonda le sue radici nella spiccata spiritualità Mariana
che li aiuta a sopportare le sofferenze causate dalla mancanza di
occupazione, dalla scarsità dei mezzi di sussistenza che provocano
l’improvviso passaggio dall’indigenza alla povertà. La Calabria è alle
prese con una crisi profonda. Anche qui, come d’altronde in tutto il
Paese, la conflittualità avvelena i rapporti tra e all’interno degli
schieramenti politici che vedono nell’altro il nemico da
sconfiggere, il male da debellare. In una società povera, le
contraddizioni sono più presenti e destabilizzanti che altrove, con la
rassegnazione compagna di viaggio della famiglia i cui valori, da
queste parti, continuano a svolgere il ruolo di collante tra vecchie e
nuove generazioni. E’ importante – dice ancora Raffa - costruire un
nuovo ordine sociale e, lo affermo da cristiano e da cattolico, di una
nuova evangelizzazione non solo per i laici, ma anche per la Chiesa che
deve rinnovarsi nella persona dei pastori che dovranno mettere da
parte il carrierismo ed operare tra e per la gente. A tutti i livelli,
la Calabria ha bisogno di uomini liberi e coraggiosi: sponsor del bene
comune da raggiungere anche se ciò dovesse richiedere di portare la
croce o di essere perseguitati”. Ed ancora: “Santo Padre,
ci rivolgiamo a Voi come al novello san Paolo formulando l’invito a
visitare questa terra in cui fede e cultura scandiscono il tempo
della sua millenaria storia. Ogni giorno che passa, però, notiamo che
tanta gente perde la speranza: uccisa dall’ingordigia umana,
dall’individualismo, dall’avidità della ‘ndrangheta, dalla sete di
potere della classe politica. Un popolo che perde la speranza fatica a
programmare il suo futuro e lo rende incapace di affrontare le sfide
per costruire una società a misura d’uomo. Quest’accorata richiesta,
Santità, è quella di un intero popolo oppresso ed emarginato che vede
nel successore di Pietro la luce che indica la via del definitivo
riscatto di questa terra dalle sue ataviche povertà”.
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