Le armi chimiche di Assad già domani nel porto di Gioia Tauro. Verranno distrutte nel Mediterraneo
Potrebbe arrivare già domani sera, a Gioia Tauro, il carico delle armi chimiche di Assad. Gli agenti tossici si trovano a bordo di un cargo che ha lasciato il porto siriano di Latakia, antica Laodicea, e dovranno essere trasferiti a bordo della nave gargo statunitense "Cape Ray" dove verranno distrutti. L'operazione avverrà in acque internazionali, con tutta probabilità nel Mediterraneo e sotto il diretto controllo dei militari Usa. Quando e come si svolgererà l'intero processo di distruzione dell'arsenale? Ecco le fasi principali.
Dalla Siria partono le navi «tossiche»
Accelerare i tempi in Siria per recuperare il ritardo. È quanto chiede alle autorità di Damasco, l'Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, Nobel per la Pace 2013), che fa da supervisore alle operazioni di distruzione dell'arsenale chimico di Assad. La prima fase prevede di raccogliere e trasportare gli agenti tossici dai 12 siti di stoccaggio al porto di Latakia, a Nordovest della Siria: qui, vengono imbarcati su due cargo - uno danese e uno norvegese - che li porteranno verso la distruzione.
Accelerare i tempi in Siria per recuperare il ritardo. È quanto chiede alle autorità di Damasco, l'Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, Nobel per la Pace 2013), che fa da supervisore alle operazioni di distruzione dell'arsenale chimico di Assad. La prima fase prevede di raccogliere e trasportare gli agenti tossici dai 12 siti di stoccaggio al porto di Latakia, a Nordovest della Siria: qui, vengono imbarcati su due cargo - uno danese e uno norvegese - che li porteranno verso la distruzione.
L'arrivo a Gioia TauroFinora, solo la nave danese "Arc Futura" ha caricato, il 7 gennaio scorso, 27 tonnellate di materiale, mentre si attendono circa 900 tonnellate di agenti tossici. L'Opac (Opcw) teme che il ritardo da parte siriana possa far sforare i tempi previsti dal piano Onu (fine gennaio, rispetto all'iniziale 31 dicembre 2013) e il conseguente slittamento della partenza delle navi, attualmente in attesa in acque internazionali al largo delle coste siriane. Uno di questi cargo, come si è detto, è atteso già domani sera nel porto italiano di Gioia Tauro, dove avverrà il trasbordo degli agenti chimici sulla nave americana "Cape Ray", che poi dovrà distruggerli in mare aperto.
È dunque il porto calabrese di Gioia Tauro quello nel quale transiteranno le armi chimiche provenienti dalla Siria che si trovano a bordo della nave danese Arc Futura. Lo ha confermato oggi il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato.
«Si tratta della più importante operazione di disarmo negli ultimi dieci anni», ha sottolineato il ministro degli Esteri Emma Bonino, parlando delle operazioni per la distruzione dell'arsenale chimico siriano.
«Voglio ringraziare l'Italia per il suo generoso contributo, fornito mettendo a disposizione un porto italiano» per le operazioni di distruzione di armi chimiche siriane», ha detto il direttore generale dell'Opac, Ahmet Uzumcu, davanti alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato.
«Si tratta della più importante operazione di disarmo negli ultimi dieci anni», ha sottolineato il ministro degli Esteri Emma Bonino, parlando delle operazioni per la distruzione dell'arsenale chimico siriano.
«Voglio ringraziare l'Italia per il suo generoso contributo, fornito mettendo a disposizione un porto italiano» per le operazioni di distruzione di armi chimiche siriane», ha detto il direttore generale dell'Opac, Ahmet Uzumcu, davanti alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato.
Nave con armi chimiche verso il porto di Gioia Tauro. “Valutiamo se chiuderlo”
Nello scalo calabrese circa 560 tonnellate di l'arsenale siriano saranno trasbordati sulla americana Cape Ray. I sindaci del posto pensano a un'ordinanza per impedire l'accesso all'imbarcazione. Annunciati sit in di protesta. Ieri le mobilitazioni alla Maddalena dopo lo svuotamento dei bunker della Marina Militare
E’ il porto calabrese di Gioia Tauro quello nel quale transiteranno le armi chimiche provenienti dallaSiria che si trovano a bordo della nave danese Ark Futura. La conferma della notizia, che circolava già in mattinata, è arrivata nel primo pomeriggio per bocca dei ministri Maurizio Lupi ed Emma Bonino, che hanno parlato alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato. Dalla militarizzata proveniente dalla Siria, circa 560 tonnellate di armi chimiche depositate in circa 60 container transiteranno sui terminal dello scalo calabrese per essere trasbordate sulla nave americana Cape Ray. ”Stiamo valutando di emettere un’ordinanza per chiudere il porto”, ha detto all’Ansa Domenico Madaffari, sindaco di San Ferdinando, il comune in cui ricade il 75% del porto, tutte le banchine. “Vedrò con i colleghi di Gioia e Rosarno cosa si può fare con molta calma. Voci danno per domani l’arrivo della nave”.
“L’operazione che si svolgerà a Gioia Tauro è il trasbordo di armi chimiche siriane su una nave Usa”, ha spiegato il ministro Lupi. “L’operazione si svolgerà secondo gli impegni assunti dall’Italia in sede Onu, ed è stata studiata per essere realizzata in condizioni di sicurezza e secondo gli standard qualitativi previsti in ambito internazionale”. Il trasbordo “rientra nelle normali prassi di pericolosità di altre operazioni che si svolgono nei porti italiani, che sono in generale dotati di strutture e mezzi che garantiscono la più assoluta sicurezza”, precisa il titolare dei Trasporti, aggiungendo che “il porto di Gioia Tauro è stato scelto per allontanarci il meno possibile dal mar Mediterraneo centrale”. In quanto alle armi chimiche siriane, si tratta di “560 tonnellate in circa 60 container, una quantità di merci pericolose gestibile per Gioia Tauro”, conclude Lupi. Il trasbordo delle armi chimiche siriane da un cargo alla nave Usa Cape Ray avverrà “da nave a nave, mediante la movimentazione di 60 container con appositi rotabili e quindi “senza lo stoccaggio” dei container a terra.
Sul tema interviene anche il ministro degli esteri Emma Bonino. ”Si tratta della più importante operazione di disarmo negli ultimi dieci anni”, ha spiegato la titolare della Farnesina. “L’offerta di un porto italiano si inserisce nella linea seguita fin dall’inizio dal governo italiano di soluzione politica del conflitto in Siria”. Il ministro fa sapere che nella decisione “sono stati consultati anche l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, il ministro dell’Interno e della Difesa oltre a quello dei Trasporti”. “Voglio ringraziare l’Italia per il suo generoso contributo, fornito mettendo a disposizione un porto italiano”, ha detto il direttore generale dell’Opac, Ahmet Uzumcu, davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. L’Italia, ha ricordato Uzumcu, ha messo a disposizione della comunità internazionale per il completamento dell’operazione, oltre al porto di Gioia Tauro, anche un contributo di 3 mln di euro e l’impiego di un aereo militare.
La decisione della Farnesina provoca però la reazione dei sindaci locali, tra cui quello di Gioia Tauro, Renato Bellofiore. “Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone”, avverte il primo cittadino gioiese. “E’ gravissimo. Forse il ministro Bonino non sa cos’è la democrazia”. E anche l’Italia dei Valori scende in piazza: “Giù le mani dai porti italiani” è il messaggio. Un sit-in è stato organizzato anche a piazza Montecitorio per dire no al trasbordo di armi chimiche siriane nei porti italiani. Presidi dell’Idv sono operativi anche nei porti che potrebbero essere interessati dall’operazione: Augusta, Brindisi, Maddalena e la stessa Gioia Tauro. “Dicono che le attività di trasferimento delle armi siriane necessitano 48 ore – dice il segretario dell’Italia dei Valori Ignazio Messina - ma, secondo noi, ci vorranno tra i 45 ed i 90 giorni”, aggiunge.
Ieri si erano moltiplicate le mobilitazioni in particolare all’isola della Maddalena, nel nord dellaSardegna. Coincidenza, infatti, aveva voluto che proprio nei giorni scorsi fosse conclusa un’operazione di svuotamento dei bunker della Marina Militare all’isola di Santo Stefano (vicina alla Maddalena e di fronte a Palau) con materiale esplosivo trasferito in Sardegna per poi essere destinato alla distruzione. Tuttavia in serata erano arrivate garanzie dalla Capitaneria di Portodella Maddalena: “L’ipotesi è priva di fondamento – aveva detto il comandante – e la consideriamo altamente improbabile”. E infatti oggi, a poche ore dall’audizione sull’argomento del ministro degli Esteri Emma Bonino in Parlamento, ecco che si chiude la “caccia” alla nave danese. Il mistero si era accresciuto ora dopo ora anche perché il segnale Ais (il sistema di identificazione automatica) della Ark Futura aveva trasmesso il suo ultimo segnale a fine dicembre nelle acque di Cipro (e così appariva infatti dopo le verifiche del fattoquotidiano.it).
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