Agli inizi degli anni
Cinquanta il Comune di S. Roberto era una comunità rurale ancora fortemente
arretrata ed isolata. Il capoluogo aveva caratteri tipicamente medioevali,
con una struttura antiquata a livello del tessuto urbano, e con un edilizia
che conservava elementi di arretratezza.
L'economia era fortemente dominata
dalla produzione agricola del fondovalle, ma a partire dagli anni 60, le
vicende economiche e sociali, determinarono una riduzione della
popolazione attiva in agricoltura che si riversò nel settore del
commercio e delle costruzioni oppure emigrò verso il Nord e l'Europa
occidentale, e verso le aree costiere.
In tali anni il rapporto
investimenti fissi/risorse disponibili era tra i più bassi e gli incrementi
nell'occupazione extra-agricola riguardavano le attività terziarie pubbliche
e private, le attività di costruzione e le opere pubbliche: cioè tutti i
settori connessi alle risorse pubbliche di origine esterna, cha ha portato
nel comune un intenso decremento demografico con un invecchiamento della
popolazione e bassi tassi di natalità, infatti dal censimento del 1971
risulta un incremento della popolazione d'età dai 6 ai 14 anni, e una
diminuzione delle classi d'età dai 14 ai 25 anni, mentre oltre i 45
anni si ha un deciso aumento.
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Agricoltura: Ditte 1
Foreste (industria boschiva,
autotrasporto merci, industria edile, stradale, costruzione acquedotti,
fognature, strade interpoderali) : Ditte 5
Attività trasformatrici annesse ad
aziende agricole che lavorano esclusivamente e prevalentemente prodotti
propri. Ditte 8
Estrazione materiale da cava
(estrazione sabbia. pietra e pietrisco da cava, autotrasporto merci,
industria edile, stradale, idraulica: Ditte 3
Industria molitoria e della
pastificazione: Ditte 2
Industria idro-minerale e delle
bevande analcoliche industrie del vestiario, abbigliamento, arredamento ed
affini 1
industria calzature: Ditte 2
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Negli anni '60 si era andata
formando una modesta industria manifatturiera legata ad attività
trasformatrici connesse ad aziende agricole e al settore delle costruzioni a
livello artigianale Si trattava di attività connesse al settore alimentare, o
di imprese di costruzione edilizia, stradali ed idrauliche, con pochi
addetti.
Ma già agli inizi degli anni '70
il sistema dipendeva dall’importazione di prodotti di marche consolidate
a livello nazionale e assicuravano un utile certo che non dava spazio alle
iniziative locali, anzi i prodotti locali, specialmente quelli alimentari,
venivano scartati a favore dei prodotti etichettati di provenienza esterna.
La dimensione dei negozi era limitata o limitatissima con alti costi
d'esercizio che venivano scaricati sul consumatore.
Molti ambulanti, offrivano merce a
prezzi superiori di molto alla media di quelli praticati nelle
aree urbano-costiere. L’alto costo delle carni macellate, portava ad un alto
indice di macellazione clandestina, o "familiare".
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La condizione degli insediamenti
evidenziava ancora agli inizi degli anni '70 il carattere rurale delle
residenze che si accentuava nelle frazioni minori di Bolano, Colelli e S. Peri, inoltre la presenza di molti alloggi la cui
abitabilità per condizione d'igiene e salubrità e per dotazione di servizi
era del tutto inadeguata, con un'alta percentuale di abitazioni sfornite di
acqua potabile e servizi igienici determinava una situazione precaria.
La più vicina stazione ferroviaria
si trovava a Villa S. Giovanni; i collegamenti con l'esterno e all'interno si
svolgevano, e a tutt'oggi si svolgono, lungo la strada provinciale Villa S.
Giovanni-Fiumara-S. Roberto, oggi con sufficienti condizioni di
percorribilità, e la strada provinciale S. Roberto-Melia-Scilla,
con diramazioni per i Piani d'Aspromonte e con la SS. 183 (Strada Statale
Jonica dell'Aspromonte) attraverso la strada comunale Melia-Aspromonte.
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La rivolta, si collegava
all'attribuzione di capoluogo regionale alla città di Catanzaro, anche se la
strumentalizzazione politica fatta dai mezzi d'informazione nazionale, e gli
aspetti municipalistici, effettivamente esistenti, tendevano a sviare la
grave crisi economica e sociale di una città per la quale il
"pennacchio" di capoluogo significava solo nuovi posti di lavoro.
Già dall'Ottocento la nostra provincia veniva sempre più collocata in
periferia, non solo a scala nazionale, ma anche regionale.
La ricostruzione dello Stato in
chiave efficientista, era possibile solo facendo leva su di un ente locale
quale la Regione, fornito di poteri legislativi in grado di rompere i
processi di accentramento realizzati nel corso della vita politica del paese.
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