giovedì 27 ottobre 2011

DIRETTIVA SISTEMA DI ALLERTASMENTO PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN CALABRIA

MALTEMPO LIGURIA, 6 MORTI.
"DOMANI AL SUD"
-FOTO/VIDEO
27 ottobre 2011
di Giorgio Scura
ROMA - Il giorno dopo la devastazione, in Luigiana e nello spezzino, si delineano i tratti della tragedia. I morti accertati sono 6, uno a Cassana, due a Aulla e tre a Borghetto Vara, ridotto a un ammasso di macerie per l’esondazione dell’omonimo fiume. Si dispera di trovare vive anche altre 3 persone (una delle quali sepolta sotto le macerie di una casa crollata a Cassana) e ci sarebbero altri 5 dispersi, alcuni dei quali trascinati in mare aperto. Si cerca ancora anche il corpo del volontario del Comune di Monterosso, nelle Cinque Terre, travolto mentre cercava di liberare dei tombini.
Terribili le scene che si sono presentate ai soccorritori. Tra i paesi più colpiti, Borghetto Vara e Pignone dove sono crollati
due edifici. Diverse centinaia gli sfollati (300 soltanto a Aulla, ospitate nel locale palasport) e alcuni centri sono stati completamente evacuati come Monterosso e Vernazza. Problemi anche per le fughe di gas, soprattutto a Borghetto, le aziende di servizi locali hanno sospeso il servizio sia di gas, sia di energia elettrica.
Incalcolabili i danni. Trasporti nel caos e difficoltà anche nelle telecomunicazioni. Chiuse le autostrade A12 e A15 dove ha ceduto un viadotto. In ginocchio la ferrovia, anche se il tratto Parma - La Spezia è stato riaperto. E’ intervenuto anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che parla di «doloroso tributo ai cambiamenti climatici che non paghiamo solo noi», mentre il sindaco di Monterosso, Angelo Betta dice che il suo paese semplicemente «non esiste più».
Ora il maltempo si sposta verso ovest e sud con la protezione civile che ha diffuso un’allerta in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. A preoccupare maggiormente sono la Calabria e la Sicilia dove il dissesto idrogeologico e la vulnerabilità dei territori potrebbero provocare seri problemi.
Tra le storie più terribili, quella di Claudio Pozzi 56 anni, dipendente della società di gestione dell’Autostrada della Cisa. L’uomo è stato travolto dall’acqua e dal fango nel tentativo di recuperare la sua auto dal garage ad Aulla.
Mentre il presidente della regione Toscana Enrico Rossi dichiara lo stato di emergenza e la giunta stanzia due milioni di euro, scoppiano anche le polemiche. I soldi vengono sprecati e di conseguenza viene meno la prevenzione: «In Italia - ha detto il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli - c’è un problema di mancata prevenzione in un territorio troppo violentato dove spesso non vengono fatti gli interventi per ridurre i rischi». Immancabile, infine, la promessa politica, l’ennesima, stavolta dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che annuncia un imminente «piano anti-dissesto idrogeologico» e dice no «a sgradevoli polemiche sulla tragedia».
SFIGURATE LE CINQUE TERRE di Isabella Pascucci.ROMA - La Torre Aurora non dominerà più su Monterosso. Perché Monterosso non c’è più. È stato spazzato via dalla furia di un alluvione che ha devastato quell’angolo di paradiso che sono le Cinque Terre. E l’incanto si è trasformato in inferno. Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore: 5 perle lungo la riviera ligure di levante sfigurate. Le ferite più profonde sono quelle lasciate su Monterosso e Vernazza, evacuate ed isolate, eccezion fatta per i collegamenti via battello o per il trenino che fa la spola con Levanto. Di Monterosso, costituito dal borgo antico, con i resti del castello a strapiombo sul mare, e dalla parte moderna che degrada fino alla spiaggia, in un intrico di carrugi e di antiche torri, resta solo un fiume di fango: «Qui manca tutto, viveri, acqua, energia elettrica. La gente entra nelle case passando dai terrazzi» ha dichiarato il sindaco Angelo Betta. Duemila persone bloccate in paese, un soccorritore morto nel tentativo di scoperchiare i tombini, e tragedia sfiorata quando la principale via del paese è stata sommersa da tonnellate di fango.
Anche Vernazza, resa famosa dal pregio della sua architettura, tutta logge e porticati, e dalla pittoresca piazzetta, è ferita a morte: 3 dispersi, 3 feriti e un uomo colto da infarto soccorsi con altre 150 persone e trasportati via mare a La Spezia. «Ci vorranno anni prima che la situazione torni alla normalità» ha detto il vicesindaco Gerolamo Leonardini. E lungo la costa centinaia di barche vanno alla deriva.

L'INTERVISTA di Valeria Arnaldi.
Carlo Malgarotto, vicepresidente Ordine dei Geologi della Liguria, perché la risposta del territorio alle piogge è stata così disastrosa?
«Il territorio non è in grado di superare le cosiddette bombe d’acqua. In caso di piogge improvvise di così forte intensità, l’acqua non riesce a infiltrarsi nel terreno. La zona è aspra con forti pendenze e l’acqua prende velocità. Perfino le opere per arginare fiumi e canali favoriscono la corsa e portano l’acqua a esplodere in modo aggressivo. A questo si aggiungono abbandono del territorio e cementificazione».
Si potevano evitare danni e morti che si sono verificati?
«Nelle condizioni attuali era impossibile. Questa situazione è l’eredità di 50 anni di scarsa o nulla attenzione della politica per il territorio. Mancano gli strumenti».
Cosa servirebbe?
«Una pianificazione organica con tecnici del territorio nei vari enti e coordinamenti regionali molto forti».
Questo sarebbe stato sufficiente a evitare vittime?
«La migliore soluzione rimane la delocalizzazione. Case e edifici in zone a rischio idrogeologico dovrebbero essere spostati. Anche a chi le abita costa meno comprarle altrove che fare opere faraoniche per sostenerle. In altri paesi europei è una pratica normale, ma alla nostra politica non piace perché provoca disagi».
Com’è ora la situazione nelle zone colpite?
«Ho effettuato vari sopralluoghi. La situazione è in divenire. Fortunatamente non piove più ma la condizione dei corsi d’acqua rimane preoccupante. Molte strade devono essere chiuse e si devono evacuare diversi paesi a rischio frana. Ci sono movimenti più lenti, infatti, che potrebbero provocare cedimenti pure nelle prossime ore».


UNA TRAGEDIA DELLA NATURA. Oltre 367mila metri cubi di pioggia, il doppio della capacità del lago del Vajont. È una tragedia della natura senza precedenti quella che ha messo in ginocchio Liguria e Toscana, le due regioni colpite dalla violenta ondata di maltempo che si sta portando dietro morti e dispersi, con centinaia di sfollati e danni per decine di milioni di euro. Una vera e propria «Apocalisse», come l'anno definita le persone che in poche ore hanno perso affetti, casa e lavoro. «Tributi molto dolorosi ai cambiamenti climatici», come li ha definiti il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, commentando le immagini dei fiumi che straripano e delle Cinque Terre devastate dall'acqua e dal fango che hanno bloccato autostrade e ferrovie. Il bilancio ufficiale della Prefettura di La Spezia, al termine di una giornata di informazioni frammentarie e spesso in contraddizione fra di loro per le difficoltà di comunicazione e la mancanza di un coordinamento unico, è di sei morti - quattro in Liguria e due in Toscana. Le vittime liguri accertate fino ad ora sono tutte a Borghetto Vara, due donne e un uomo sorpresi da una colata di fango al piano terra della loro abitazione nel centro storico del piccolo comune spezzino e un'altra persona rimasta intrappolata tra le macerie della casa crollata a Cassana, frazione di Borghetto Vara. Due invece le vittime nella Lunigiana, ad Aulla, una mamma sorpresa nell'auto portata via dalla piena del Magra, e un uomo, sorpreso dalla piena in uno scantinato-garage. Sette, sempre secondo i calcoli ufficiali della Prefettura di La Spezia, i dispersi, tutti nel Levante ligure. Ma quello che oramai assomiglia sempre di più a un 'bollettino di guerrà potrebbe essere peggiore, tant'è che la sala operativa della Protezione civile della Regione Liguria, nell'aggiornamento delle ore 18, parla già di sei morti soltanto nel Levante. Numero che rischia di trovare una drammatica conferma con il passare delle ore. A Monterosso, patrimonio dell'Unesco violato dal maltempo, si cerca ancora il volontario visto sparire ieri pomeriggio, travolto dal fango e dall'acqua che l'hanno trascinato via mentre tentava di aprire alcuni tombini. Tre invece i dispersi a Vernazza, tra cui il gelataio e il venditore di souvenir del paese dove fango e detriti hanno raggiunto il primo piano delle abitazioni. Nel mare cristallino che ogni estate attira vip italiani e stranieri, con le star del cinema che fanno a gara per mostrare lo yacht più bello, si vedono galleggiare tra la melma marrone decine di barche alla deriva. «Monterosso non c'è più», piange il sindaco di Angelo Betta, mentre la moglie del volontario disperso si aggira per la piazzetta del paese diventata una discarica a cielo aperto e ferma le ruspe. «Ma cosa fate? Mio marito potrebbe essere lì...», si lamenta la donna aggrappandosi al lumicino della speranza. Impossibile raggiungere questo angolo di paradiso violato via terra. L'autostrada A12 è ancora chiusa, come la A15, e altre 24 strade provinciali. Tempi di riapertura ancora incerti, così come quelli della ferrovia, che resta interrotta almeno fino a venerdì, forse addirittura fino a domenica. E poi niente acqua, luce e gas, con i telefoni cellulari che vanno e vengono come il ponte aereo attivato per portare acqua e cibo a Borghetto Vara, il 'comune dei mortì dove si scava ancora tra le macerie. Incalcolabili i danni, decine di milioni di euro, per i quali il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando che ha effettuato un sopralluogo alle zone alluvionate con una delegazione di assessori, ha chiesto e ottenuto dal governo lo stato di emergenza. Domani in Liguria, dove questa sera è arrivato il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, arriverà un centinaio di militari, che si aggiungono a quelli già impiegati oggi in Toscana. Un sostegno a forze dell'ordine e soccorritori arrivati da ogni parte d'Italia in queste due regioni, dove dopo tanta pioggia è finalmente tornato il sole, con la perturbazione che si allontana e fa temere il peggio per le regione centro-meridionali e impedisce un sopralluogo a Pompei del commissario europeo Johannes Hahn. Campania, Calabria, Puglia e Sicilia sono in allerta per il pericolo di forti piogge e temporali. Le stesse che in poche ore hanno scaricato sulla Liguria e sulla Toscana una autentica bomba d'acqua. Sotto accusa, per gli ingenti danni, finisce però anche il dissesto idrogeologico, con il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, proprio mentre a Vernazza ci si interroga sulla velocità dei primi soccorsi, che chiede di mettere da parte le «sgradevoli polemiche sulla tragedia» e di «attuare subito il piano anti-dissesto idrogeologico».

OGGI SI SPOSTA AL SUD L'intensa perturbazione che sta interessando le regioni centrali e settentrionali, già da ieri sera si sta spostando al Sud. Oggi ci saranno così - secondo le previsioni dei meteorologi dell'Aeronautica Militare - piogge sparse in particolare su Sicilia, settori ionici, Campania ed area garganica. Migliora la situazione, invece, al Nord, dove sono attese residue piogge ancora sul Triveneto, ma con tendenza ad aperture. Sulle rimanenti regioni settentrionali prevalenza di schiarite, con tendenza ad aumento delle nubi tra Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta con precipitazioni sparse sui soli settori alpini. Al Centro ed in Sardegna domani nuvole, ma bassa probabilità di precipitazioni. Seguiranno schiarite dal primo pomeriggio e nuove nubi verso sera e nella notte. Sul Meridione persisteranno condizioni di maltempo con precipitazioni sparse, ma dal pomeriggio ci sarà un generale miglioramento, pur con fenomeni ancora presenti tra le aree ioniche di Calabria e Sicilia. I mari saranno da molto mossi a localmente agitati l'Adriatico e lo Ionio e dalla sera il Mar di Sardegna; molto mossi i mari circostanti le due isole maggiori ed il Mar Ligure; in genere mossi i restanti bacini.

CALABRIA E SICILIA IN PERICOLO Dopo aver provocato danni e vittime in Liguria e Toscana, il maltempo si sta spostando al Sud. Sorvegliate speciali Calabria e Sicilia dove ci sono zone particolarmente critiche e gi… interessate in passato da fenomeni alluvionali. Al Nord, intanto, la situazione si va normalizzando, anche se la vigilanza resta alta. Nel Veneto il livello del Bacchiglione, debordato nell'alluvione di un anno fa, si è innalzato di due metri in poche ore, con preoccupazione a Zanè per la 'Roggia di Thienè, già straripata nel 2010. Sacchi di sabbia nel Comune di Vittorio Veneto per le chiuse che impedivano il corretto defluire del Meschio, ingrossato dalle abbondanti piogge cadute. Stazionarie, con cielo sereno e temperature in aumento, nel pomeriggio le condizioni del tempo su gran parte del Piemonte e in netto miglioramento pure le condizioni meteo in Trentino Alto Adige dove le deboli piogge del mattino hanno lasciato spazio ad ampie schiarite ed è cominciata da oggi la chiusura invernale della strada statale del passo del Rombo. Pioggia intensa in Molise, nella zona di Isernia, dalla notte, ma non si segnalano problemi alla viabilità. Precipitazioni deboli o in attenuazione nelle Marche, in Abruzzo e in Umbria mentre in Basilicata è cominciata a cadere una leggera pioggia, ma, per il momento, senza disagi. Meno rassicurante la situazione in Campania. I vigili del fuoco hanno compiuto una quindicina di interventi di soccorso da questa mattina tra Napoli e provincia per allagamenti e auto in panne a causa della forte pioggia; nel Salernitano, a Scafati e Pagani, preoccupa il livello del fiume Sarno, che è ingrossato; allagamenti si sono avuti in alcune località dell'agro sarnese-nocerino e della Valle dell' Irno, dove a scopo precauzionale sono stati chiusi alcuni sottopassi. I vigili del fuoco sono in allarme per l'evoluzione meteo delle prossime ore, che prevede nuove piogge a Sud di Salerno. La pioggia sta interessando anche varie zone della Calabria, sia sulla costa tirrenica sia nella province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, ma per ora le precipitazioni sono di scarsa entità. Ininterrotte, invece, da stamani su gran parte della Sicilia: non si registrano, tuttavia, danni perchè si tratta di una pioggia leggera e incostante non di temporali. Sulla scorta dell'allerta meteo diramato dalla Protezione Civile nazionale, che preannuncia il rischio di forti temporali su Palermo nelle prossime ore, è stata comunque convocata dal sindaco Diego Cammarata, una riunione della Task Force.

CINQUE TERRE, PARADISO VIOLATO A Vernazza la gente tace. E scuote la testa, ricacciando indietro più rancore che lacrime. Quella che fino a ieri era l'altra Portofino, quella che per la gente 'sapevà veramente di Liguria, oggi è una strada di macerie e silenzio sbigottito. I piccoli portici della piazzetta che dà sul porto, non ospitano più tavolini e vasi fioriti, solo detriti. Non fango, pietre. Il porticciolo non esiste più, è solo un ammasso di acqua putrida marrone e barche sfondate. Non ci sono più i negozi, i bar, i ristoranti. L'onda di piena, che alle 14 del 25 ottobre ha attraversato il paese se li è letteralmente ingoiati e trascinati in mare, insieme 5, forse 6, automobili. E a tre persone, che ancora mancano all'appello. Il gelataio Giuseppe Giannoni, 70 anni, il venditore di souvenir ed elettricista Sauro Picconcelli, 55 anni, e la signora Giuseppina Carro, 80 anni. Stava parlando al telefono con suo cognato dicendo «qui è la fine del mondo», quando si è interrotta la comunicazione. Il suo appartamento, al secondo piano, è allagato. La signora non si trova. Nessuno in paese ha più avuto notizie di lei, di loro. «Il problema è che da quando abbiamo dato l'allarme, alle 2 del pomeriggio, a quando sono arrivati i primi soccorsi, sono passate almeno 10 ore. Abbiamo chiamato e richiamato, ma la prima barca dei soccorsi è arrivata alle 10 di sera», denuncia Simona Rossi, 37 anni, di Vernazza. Il giorno dopo Vernazza è un paese surreale. Non c'è acqua, non c'è elettricità, non c'è gas. E mancano i viveri, quelli che c'erano nei negozi sono rimasti sommersi. «Lo vede? - chiede alla delegazione della Regione Liguria in visita il signor Giovanni Colombo, 70 anni, pensionato di Vernazza, percorrendo la strada centrale del paese - stiamo camminando 'soprà ai negozi. Lì c'era il fruttivendolo, lì l'elettricista, lì il panettiere». Ora le entrate di quei negozi sono 'sottò ai piedi di chi passa, sotto la strada. Come Vernazza, Monterosso, a sua volta un ammasso di fango. Delle Cinque Terre, paradiso ligure conosciuto in tutto il mondo, si sono salvate Corniglia, Manarola, e Rio Maggiore, ma dalle rocce dei paesi sgorgano in mano cascate naturali che sino a 24 ore prima non esistevano. «Da un lato sono uno spettacolo di bellezza unica, dall'altro fanno paura», dice il comandante della Guardia Costiera Emiliano Pieri, che dall'alba fa la spola con il suo equipaggio da La Spezia a Vernazza, per portare soccorso. «Faccio questo mestiere da 20 anni, e amo queste coste come casa mia, ma una cosa così in vita mia non l'avevo mai vista». Il paradiso delle Cinque Terre è violato sulla costa da fenditure profonde che sembrano ferite. Sono le frane, abbattutesi in mare per la gran acqua caduta. I vigneti, conquistati terrazzamento dopo terrazzamento per secoli, non sono riusciti questa volta ad arginare la furia della natura. E la montagna ha ceduto. Viste dal mare le Cinque Terre continuano ad essere un incanto. Ma si vede da mille dettagli che quel paradiso è stato violato: barche alla deriva, detriti di alberi interi, e un'acqua marrone là dove c'era l'acqua blu. Incongrua, a galleggiare davanti a Portovenere anche la pallina d'argento e d'oro di un albero di Natale allestito con troppo anticipo.

I MORTI DI AULLA: LEI IN AUTO, LUI IN GARAGE L'onda improvvisa del Magra, «una cosa mai successa», dicono gli anziani del paese, ha lasciato dietro di sè morte e distruzione, sconvolgendo il centro di Aulla, in Lunigiana. Due le vittime travolte da acqua e fango: Erica Pavoletti, 78 anni, e Claudio Pozzi, 62 anni. La donna era in auto, dove aspettava il figlio Maurizio Fiorentini. Lui ha sentito le urla della gente, si è affacciato sulla porta dello studio medico dove era entrato per ritirare una ricetta, e ha visto l'acqua che arrivava e portava via l'auto con dentro la madre e il suo cagnolino. L'uomo, 36 anni, ha provato a raggiungere l'autovettura ma i venti metri che lo separavano da questa erano ormai un fiume in piena e anche lui ha rischiato di farsi travolgere. Solo in piena notte, intorno alle 2, la donna è stata trovata dai vigili del fuoco. Era ancora in auto, insieme al cane che l'onda aveva trascinato per circa 150 metri e poi completamente sommersa. Claudio Pozzi è invece stato sorpreso dalle acque del fiume mentre cercava di salvare alcune cose dalla cantina-garage. Forse voleva tirare fuori l'auto, e salvarla da una possibile alluvione. Era già sceso e risalito una prima volta e quando si è affacciato sulle scale la moglie Catia Gironi ha cercato di trattenerlo ma l'acqua e il fango lo hanno portato via. Solo all'alba i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno ritrovato il suo corpo nella cantina ancora sommersa. Solo a fine mattinata è invece cessato l'allarme per altre 2 ragazze che Protezione civile e forze dell'ordine hanno cercato per tutta la notte nella paura che fossero anche loro rimaste vittime dell'onda che aveva sommerso il distributore di benzina dove lavorava una delle due e il negozio dove l'altra era commessa. Intorno ai soccorritori, vigili del fuoco e Protezione civile, i cittadini di Aulla stanno cercando di organizzarsi per liberare abitazioni e scantinati ancora invasi dal fango, mentre il Magra, dopo la bomba d'acqua di ieri pomeriggio, arrivata intorno alle 18.15, è già rientrato nel suo alveo e va verso il mare limaccioso. Nel pomeriggio dopo una mattinata con il tempo incerto in Lunigiana è tornano anche il sole e nella parte bassa del paese lo spettacolo è spettrale con numerosi auto accatastate l'una sull'altra nei parcheggi e i cittadini muniti di pale e spazzoloni sono al lavoro coperti di fango.

I CAMBIAMENTI DEL CLIMA Alluvioni, frane e dissesti, piogge intense e repentine. Il maltempo si abbatte sul nord Italia e piega Liguria e Toscana, in parte anche per colpa dei cambiamenti climatici, con aumento delle precipitazioni che negli ultimi 15 anni si è fatto sentire soprattutto nel Mediterraneo centrale. A confermarlo Massimiliano Pasqui, ricercatore dell'Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr, secondo cui si tratta di «una classe di eventi intensi ascrivibili ai cambiamenti climatici». Questo tipo di fenomeni - spiega l'esperto del Cnr - che vengono anche definiti 'flash flood', cioè 'bombe d'acquà spingono il nostro clima ad assomigliare sempre tra le cause, l'aumento della temperatura superficiale del mare che offre energia a questi eventi calamitosi. Ma secondo Guido Visconti, professore di Fisica dell'atmosfera e oceanografia all'università de L'Aquila e direttore del Centro di eccellenza per la previsione di eventi meteorologici severi (Cetemps), il problema di queste piogge violente è che si «vanno ad impattare su una situazione sempre più deteriorata. La chiave - spiega Visconti - sta nel grosso problema del dissesto idrogeologico, i cambiamenti climatici non c'entrano». Ma tra pro e contro sugli effetti dei cambiamenti climatici la comunità scientifica è divisa in modo diseguale: la maggioranza infatti propende verso un'accettazione dei mutamenti climatici. A sostenere che il riscaldamento globale, cioè l'aumento della temperatura media globale, non sia un'invenzione viene indicato anche nella recente ricerca (la più estesa ed indipendente sul tema) del team californiano dell'università di Berkeley, 'Berkeley earth': 39.000 stazioni (per le altre ricerche climatologiche se ne sono usate 7.280) e 1,6 miliardi di dati mostrano, infatti, l'evoluzione della temperatura terrestre degli ultimi 200 anni. E la conclusione principale parla di un aumento di un grado dal 1950 ad oggi, con le città che si scaldano più del resto di altre aree del Pianeta (anche se contano soltanto l'1% della superficie totale). Lo studio offre una «valutazione pi— trasparente» sull'innalzamento delle temperature medie. Tra gli obiettivi della ricerca affiancare gli scienziati dell'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) che studiano per conto delle Nazioni Unite i cambiamenti climatici, e supportare le scelte politiche internazionali di adattamento ai cambiamenti climatici e riduzione dei gas serra, in sede di vertice mondiale Onu (la Conferenza dell'Unfccc - United nations framework convention on climate change - quest'anno a Durban in Sud Africa a fine novembre).

GABRIELLI: MANCANO LE RISORSE Niente soldi. Poca prevenzione. Zero cultura di protezione civile, nelle istituzioni e anche tra i cittadini. L'ennesima alluvione, l'ennesima conta dei morti, sono lì a dimostrare che il problema è sempre lo stesso: «in Italia - dice sconsolato il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli - c'è un problema di mancata prevenzione generale, in un territorio fin troppo antropizzato dove spesso non vengono fatti gli interventi per ridurre i rischi». Gabrielli ha convocato ieri sera il Comitato operativo della Protezione Civile e ha lasciato la sede del Dipartimento solo nel pomeriggio di oggi, per raggiungere le zone alluvionate e rendersi conto di persona dei danni provocati dalle piogge. I 500 millimetri d'acqua caduti in poco più di 6 ore nello spezzino e in Lunigiana - zone classificate ad alto rischio idrogeologico - sono effettivamente un evento eccezionale, come ammettono gli esperti. Ma forse il danno si sarebbe potuto ridurre. Gabrielli conferma: «C'è il rispetto del territorio che negli anni è venuto meno. E c'è l'abbandono, la cementificazione; le costruzioni in aree che la natura e l'esperienza ci indicavano a rischio. Mi viene da sorridere amaramente - dice in una pausa dei lavori del comitato - quando ci si lamenta delle inondazioni e poi si vedono case costruite dove non sarebbero dovute essere. Ma alla fine la natura presenta sempre il conto e al di là dei costi economici ci sono costi in vite umane che non ci potremo mai perdonare». Non vuole fare polemica, almeno non ora, il capo della Protezione Civile, che per tutto il giorno è rimasto in stretto contatto con le autorità locali, dopo aver disposto l'invio dei militari e dei volontari. «La priorità in questo momento è assistere la popolazione, cercando di alleviare loro le sofferenze. E ripristinare al più presto possibile i servizi essenziali: luce, acqua, gas, comunicazioni». Senza contare che bisogna monitorare la situazione in Calabria e Sicilia, dove sono previste forti piogge in un territorio che è in condizioni molto peggiori di quelle della Toscana e della Liguria. I conti si faranno poi. Però alcune cose sono già chiare. Come il fatto che la perturbazione era stata ampiamente prevista e annunciata. E dunque, sono state prese le necessarie misure di prevenzione? Ai cittadini è stato comunicato adeguatamente di evitare scantinati e piani terra, ponti, greti di fiumi e torrenti? «Le previsioni erano puntuali e precise, per quanto lo può essere una scienza che non è mai esatta - sottolinea il capo della Protezione Civile - e dunque il sistema di allertamento ha funzionato. Bisogna però lavorare per migliorare l'informazione alla popolazione, che deve essere messa al corrente della situazione e dei rischi che corre». Ma anche i cittadini devono fare la loro parte. E questa è la seconda nota dolente. «Ho visto foto in cui compaiono persone con gli ombrelli sui ponti o lungo il fiumi - afferma Gabrielli - ma in quelle situazioni nessuno sa quando arriva l'onda di piena. Bisogna evitare comportamenti a rischio». Ed invece? «Invece non è così. Evidentemente questo paese deve fare ancora un bel tratto di strada per arrivare ad una cultura della prevenzione ed al rispetto di sè». E poi c'è il problema delle risorse, che non ci sono. Che non è certo l'ultimo dei problemi. Dal 2004 il fondo della Protezione Civile è a zero, alimentato soltanto quando ci sono emergenze da affrontare. E alcune volte neanche in quei casi: la dichiarazione di stato d'emergenza per il maltempo che ha interessato Marche, Basilicata e teramano è del marzo 2011, ma i soldi non sono mai arrivati. E la situazione è peggiorata con il 'Milleproroghè, nel quale è stabilito che lo Stato «può» dare i fondi solo dopo che le Regioni hanno rimodulato il bilancio, portato al massimo l'Irpef e aumentato le accise sulla benzina fino ad un massimo di 5 centesimi. «Le risorse non sono adeguate - ammette Gabrielli - e forse bisognerà aprire una volta per tutte una riflessione seria su questo problema».
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PER CHI FOSSE INTERESSATO ALLA DIRETTIVA SISTEMA DI ALLERTAMENTO PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN CALABRIA CLICCARE SU QUESTO LINK http://www.cfcalabria.it/DatiVari/PDF/Direttiva_Allertamento[1].pdf


QUESTE ALCUNE NORME DI PRIMARIA IMPORTANZA DI QUESTA DIRETTIVA:

MONITORAGGIO IDROGEOLOGICO IN CALABRIA

Il Monitoraggio Idrogeologico in Calabria comprende sensori, stazioni di misura, sistemi di trasmissione, centrali di acquisizione dati e quanto altro necessario ad acquisire in tempo reale o in
tempo differito misure e dati idrologici, idraulici, geotecnici, climatici, ambientali o di altra natura che potrebbero rappresentare, direttamente o indirettamente, precursori di evento.
Si possono distinguere:
- reti di monitoraggio regionali che si estendono su tutto il territorio calabrese, o su larga parte di esso, e sono dedicate alla rilevazione di una o più grandezze. Fanno parte di questo gruppo: la rete termo-pluviometrica, la rete idrometrica, la rete ondametrica, la rete radarmeteorologica,
ecc.
- reti di monitoraggio locali dedicate al monitoraggio di singoli fenomeni a scala locale o di comprensorio subregionale.
Le reti di monitoraggio regionali sono gestite direttamente dal Centro Funzionale di Protezione Civile che ne assicura:
- il potenziamento
- l’aggiornamento tecnologico
- il funzionamento
- il controllo dell’affidabilità dei dati misurati
- la manutenzione ordinaria e straordinaria
- la raccolta, la validazione, l’archiviazione, la conservazione e la divulgazione dei dati misurati.
Concorrono al monitoraggio idrogeologico in Calabria anche i dati rilevati da reti di monitoraggio sovraregionali o nazionali acquisiti dal Centro Funzionale sulla base di specifici accordi stipulati
con i gestori delle stesse reti.
Le reti di monitoraggio locali sono gestite da altri soggetti pubblici o privati (Province, Comuni, Comunità montane, Università, Centri di Ricerca, Consorzi, ecc.). Compete ai gestori delle reti locali:
- la trasmissione tempestiva e sistematica al Centro Funzionale dei dati acquisiti, con modalità definite d’intesa tra le parti  
- il funzionamento della rete
- il controllo dell’affidabilità dei dati misurati
- la manutenzione ordinaria e straordinaria.
Il proprietario di rete locale è responsabile delle conseguenze che potrebbero derivare dalla mancata o intempestiva trasmissione al Centro Funzionale dei dati acquisiti attraverso la rete di
propria competenza.
Gli oneri per la gestione e la manutenzione delle reti locali competono al proprietario della rete medesima.
I proprietari di reti di monitoraggio locali devono trasmettere al Centro Funzionale, entro 30 giorni dalla pubblicazione della presente Direttiva, una dettagliata nota informativa sulle caratteristiche della rete (o delle reti) attualmente gestite, indicando almeno: il tipo di sensori installati, la loro
ubicazione, il tipo di dati misurati, le modalità di acquisizione dati (tempo reale, tempo differito).
Per le reti locali che saranno installate dopo la pubblicazione della presente Direttiva, i proprietari devono inviare analoga nota informativa entro 30 giorni dall’installazione della rete.
In ogni caso i proprietari di reti di monitoraggio locali devono segnalare al Centro Funzionale qualsiasi modifica apportata alla rete gestita, ivi inclusa l’eventuale dismissione, entro 10 giorni
dall’avvenuta modifica.
Il Centro Funzionale ha il compito di predisporre, tenere aggiornato e rendere immediatamente consultabile da soggetti abilitati il catalogo delle reti di monitoraggio regionali e locali che
interessano il territorio della Regione Calabria. I soggetti abilitati sono i soggetti istituzionali che concorrono al Sistema nazionale e al Sistema regionale di Protezione Civile, nonché quelli
Il Centro Funzionale predispone con cadenza almeno annuale un piano di manutenzione, potenziamento e ammodernamento delle Reti di Monitoraggio regionali, indicando il relativo
fabbisogno finanziario e le possibili fonti di finanziamento. Tale piano si configura come piano annuale di attuazione, di cui all’articolo 14 della Legge regionale 10.02.1997, n. 4.
Il Piano è approvato dalla Giunta Regionale, su proposta del Dirigente Responsabile della Protezione Civile, ai sensi e con le modalità di cui all’articolo 15 della citata Legge regionale.

LIVELLI DI ALLERTA
I Livelli di Allerta sono attivati dal Dirigente Responsabile della Protezione Civile sulla base:
degli Avvisi di Criticità emessi dal Centro Funzionale;
di segnalazioni, pervenute da qualsiasi fonte, di fenomeni idrogeologici imminenti o in atto.
Il Dirigente Responsabile emana, attraverso la Sala Operativa, un Messaggio di Allerta, e lo invia a tutti i soggetti indicati nell’appendice B.
Le modalità di invio dei messaggi alle componenti statali del sistema di Protezione Civile non compresi nell’appendice B (Polizia di Stato, POLFER, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Vigili del Fuoco, Polizia Penitenziaria, Capitanerie di Porto) saranno definite
d’intesa tra il Dirigente Responsabile della Protezione Civile Regione ed i Prefetti delle Province calabresi. Fino alla definizione formale delle suddette intese, l’allertamento alle sopra indicate componenti statali sarà effettuato con le stesse modalità previste per i soggetti indicati nell’appendice B.
I Messaggi di Allerta contengono l’indicazione degli Scenari di Rischio previsti.
I Messaggi di Allerta sono di tre tipi:
Messaggio di Allerta per Previsioni Meteorologiche avverse (Modulo A1), relativo agli Scenari per Eventi meteorologici di cui al paragrafo 2, compresi tra a) ed g)
Messaggio di Allerta per Possibili Fenomeni di Dissesto Idrogeologico (Modulo A2), relativo agli Scenari di Rischio per Eventi idrogeologici di cui al paragrafo 2, compresi tra h) e l)
Messaggio di Allerta per Evento Pluviometrico in atto (Modulo A3) relativo anch’esso agli Scenari di Rischio per Eventi idrogeologici di cui al paragrafo 2, compresi tra h) e l).
I primi due sono basati su previsioni meteo e valgono a scala di Zona di Allerta. Il terzo è basato sulle piogge misurate a terra e vale a scala comunale.
In Appendice H sono riportati i fac simile dei vari Messaggi.
Il Livello (o Stato) di Allerta per Previsioni Meteorologiche (Modulo M1) è unico.
I Livelli (o Stati) di Allerta per Possibili Precipitazioni Intense (Modulo M2) o Precipitazioni
Intense in atto (Modulo M3) sono tre, così indicati in ordine crescente:
Livello 1
Livello 2
Livello 3.
La corrispondenza tra Livelli di Criticità e Livelli di Allerta è, in tal caso, la seguente:
Criticità da
evento previsto
Criticità da
evento in atto Livello di Allerta
Moderata Ordinaria 1
Elevata Moderata 2
Elevata 3
Il Dirigente Responsabile della Protezione Civile, con proprio Decreto, può delegare al Responsabile di turno della Sala Operativa regionale l’attivazione degli stati di Allerta per effetto
degli Avvisi di Criticità, disponendo contestualmente che il Centro Funzionale debba trasmettere gli Avvisi di Criticità anche alla Sala Operativa regionale e definendo, con il necessario dettaglio,
 e procedure da seguire nella trasmissione degli Avvisi di Criticità e degli Avvisi di Allerta. I messaggi di allertamento conterranno al loro interno il periodo di validità degli stessi.
Alla scadenza del periodo indicato nel messaggio di allertamento, il relativo livello di allerta si intende automaticamente disattivato.


PRESIDIO TERRITORIALE IDROGEOLOGICO E IDRAULICO
Il Presidio idrogeologico e idraulico del territorio è finalizzato a:
effettuare attività di ricognizione e di sopralluogo nelle aree esposte a rischio di frana e/o di inondazione;
sviluppare, durante le fasi di Allerta, specifiche e dettagliate osservazioni sul campo dei fenomeni in corso, individuando:
i sintomi di possibili imminenti movimenti franosi (fessure, lesioni, variazioni della superficie topografica, spostamenti sensibili, ecc.), anche attraverso la lettura di strumentiinstallati sul territorio che non trasmettono a distanza (inclinometri, fessurimetri, distanziometri, ecc.); le evidenze connesse a movimenti franosi già innescati e/o in atto;
svolgere le attività dei servizi di piena e di pronto intervento idraulico, disciplinati dal R.D. n.
523/1904 e dal R.D. n. 2669/1937, in tutti i tronchi fluviali che presentino rischio di esondazione e non solo nei tratti classificati di prima e seconda categoria come previsto dalla citata normativa. In particolare per questo ultimo aspetto il Presidio Territoriale deve, compatibilmente con la effettiva disponibilità di uomini e mezzi: osservare e controllare lo stato delle arginature presenti;
􀂂 rilevare, sistematicamente, i livelli idrici del corso d’acqua per assicurarsi che un incremento della portata di piena non abbia conseguenze pericolose per sormonto e/o rottura arginale;
􀂂 svolgere ricognizione delle aree potenzialmente inondabili, soprattutto nei punti indicati negli Scenari di Rischio come “idraulicamente critici”, anche al fine di rilevare situazioni di
impedimento al libero deflusso delle acque per ostruzione delle luci di ponti, o di altre strettoie naturali o artificiali, causati da movimenti franosi, smottamenti spondali, accumuli detritici prodotti dell’eccessivo materiale trasportato;
attivare il pronto intervento idraulico ai sensi del R.D. n. 523/1904 e primi interventi urgenti ai sensi della legge n. 225/1992, tra cui la rimozione degli ostacoli che possano impedire il rapido defluire delle acque, la salvaguardia delle arginature e la messa in sicurezza delle opere idrauliche danneggiate.

UNITÀ TECNICHE MOBILI
Nelle more della costituzione del Presidio Territoriale, al solo fine di sviluppare durante le fasi di Allerta, specifiche e dettagliate osservazioni sul campo dei fenomeni in corso, il Sistema regionale
di Protezione Civile si avvale delle Unità Tecniche Mobili (UTM).
È possibile distinguere tra:
UTMC Unità Tecniche Mobili Comunali
UTMCC Unità Tecniche Mobili Intercomunali
UTMP Unità Tecniche Mobili Provinciali
Ogni Comune deve attivare, entro 180 giorni dalla pubblicazione della presente Direttiva, almeno una Unità Tecnica Mobile Comunale (UTMC), composta da personale scelto tra tecnici comunali, vigili urbani, volontari di protezione civile, suddiviso in due turni. Le UTMC devono essere dotate dell’equipaggiamento essenziale e devono avere la disponibilità di un automezzo e di un
ricetrasmettitore o di un telefono cellulare.
Entro la stessa data, i Comuni capoluogo di Provincia e i Comuni con più di 20.000 abitanti devono attivare due o più UTMC, a seconda dell’estensione del territorio comunale e della natura
e del numero delle situazioni di rischio presenti.
Nel caso di piccoli Comuni limitrofi, d’intesa tra i Sindaci dei Comuni interessati, è possibile attivare entro gli stessi termini, in luogo delle UTMC, Unità Tecniche Mobili Intercomunali
(UTMCC).
In ogni caso, i Sindaci dei Comuni devono fornire al Settore Regionale della Protezione Civile l’elenco aggiornato delle UTM di propria competenza, indicando l’elenco dei componenti, gli
estremi dell’automezzo e del ricetrasmettitore o del telefono cellulare disponibile.
Le Province devono attivare entro 180 giorni dalla pubblicazione della presente Direttiva, d’intesa
con la Regione, almeno tre Unità Tecniche Mobili Provinciali (UTMP), composte da tecnici della Provincia, da tecnici della Regione, degli Enti Territoriali, degli Enti Subregionali, da volontari di protezione civile, da personale messo a disposizione da altre amministrazioni pubbliche, personale
convenzionato. Anche le UTMP devono essere adeguatamente equipaggiate e dotate di automezzi e di ricetrasmettitori o di telefoni cellulari. L’attivazione delle UTMP è disposta con deliberazione della Giunta provinciale di competenza per territorio. Nella deliberazione devono essere in
particolare stabilite: composizione, dotazione e dislocazione delle UTMP.
Le UTMC o le UTMCC sono attivate dal Sindaco del Comune di appartenenza o dal Responsabile comunale di protezione civile a tal fine delegato dal Sindaco, nel caso di attivazione del livello di
Allerta 2 e della conseguente fase di preallarme prevista dal Piano Comunale di emergenza.
Il Sindaco, comunque, può attivare, a ragion veduta, le UTMC o le UTMCC anche in assenza di livelli di Allerta 2 o superiore, ogniqualvolta abbia motivati e ragionevoli timori che sia possibile
l’inizio di fenomeni che possano creare problemi all’incolumità delle persone.
In caso di necessità, il Comune può chiedere un supporto tecnico alla Provincia che invierà, nel limite delle disponibilità, una o più UTMP.
Le UTMP sono attivate dalle Province progressivamente e a ragion veduta, allorquando nel territorio di competenza si attiva una fase di Allerta 2.
La Protezione Civile regionale mantiene l’elenco delle UTM attive.
Per le UTM è prevista una fase di formazione da sviluppare presso la Scuola regionale per il Presidio idrogeologico e idraulico del territorio, da costituirsi a cura del Settore Regionale più Protezione Civile.



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