giovedì 27 ottobre 2011

Maltempo: esperti,pro e contro cambiamenti clima

Maltempo: esperti, pro e contro cambiamenti clima -

Visconti, problema e' dissesto suolo - 27 ottobre 2011

ANSA-  - Alluvioni, frane e dissesti, piogge intense e repentine. Il maltempo si abbatte sul nord Italia e piega Liguria e Toscana, in parte anche per colpa dei cambiamenti climatici, con aumento delle precipitazioni che negli ultimi 15 anni si e' fatto sentire soprattutto nel Mediterraneo centrale.

A confermarlo Massimiliano Pasqui, ricercatore dell'Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr, secondo cui si tratta di ''una classe di eventi intensi ascrivibili ai cambiamenti climatici''. Questo tipo di fenomeni - spiega l'esperto del Cnr - che vengono anche definiti 'flash flood', cioe' 'bombe d'acqua' spingono il nostro clima ad assomigliare sempre Tra le cause, l'aumento della temperatura superficiale del mare che offre energia a questi eventi calamitosi. Ma secondo Guido Visconti, professore di Fisica dell'atmosfera e oceanografia all'universita' de L'Aquila e direttore del Centro di eccellenza per la previsione di eventi meteorologici severi (Cetemps), il probelma di queste piogge violente e' che si ''vanno ad impattare su una situazione sempre piu' deteriorata. La chiave - spiega Visconti - sta nel grosso problema del dissesto idrogeologico, i cambiamenti climatici non c'entrano''. Ma tra pro e contro sugli effetti dei cambiamenti climatici la comunita' scientifica e' divisa in modo diseguale: la maggioranza infatti propende verso un'accettazione dei mutamenti climatici. A sostenere che il riscaldamento globale, cioe' l'aumento della temperatura media globale, non sia un'invenzione viene indicato anche nella recente ricerca (la piu' estesa ed indipendente sul tema) del team californiano dell'universita' di Berkeley, 'Berkeley earth': 39.000 stazioni (per le altre ricerche climatologiche se ne sono usati 7.280) e 1,6 miliardi di dati mostrano, infatti, l'evoluzione della temperatura terrestre degli ultimi 200 anni. E la conclusione principale parla di un aumento di un grado dal 1950 ad oggi, con le citta' che si scaldano piu' del resto di altre aree del Pianeta (anche se contano soltanto l'1% della superficie totale). Lo studio offre una ''valutazione più trasparente'' sull'innalzamento delle temperature medie. Tra gli obiettivi della ricerca affiancare gli scienziati dell'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) che studiano per conto delle Nazioni Unite i cambiamenti climatici, e supportare le scelte politiche internazionali di adattamento ai cambiamenti climatici e riduzione dei gas serra, in sede di vertice mondiale Onu (la Conferenza dell'Unfccc - United nations framework convention on climate change - quest'anno a Durban in Sud Africa a fine novembre). (ANSA).

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Dissesto idrogeologico, a qualcuno prevenire non conviene

Scritto da il 27 ottobre 2011 in Ambiente



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Il piano di risanamento stipulato nel 2009 non è mai partito per mancanza di fondi: Anbi, ''La cosa più importante è lo stop alla cementificazione selvaggia e il rispetto delle zone a rischio''
 Il ministro dell’Ambiente: “il dissesto idrogeologico è stato ignorato per anni”. Anche dal suo governo, che due anni fa approvò un piano di risanamento mai partito, perché i fondi non ci sono. In realtà, a qualcuno conviene curare i disastri piuttosto che prevenire: rende di più.
Ai telegiornali scorrono le immagini di Borghetto Vara invaso da un fiume di fango, i piccoli borghi di Vernazza e Monterosso isolati dal mondo e alimentati dal ponte aereo dei soccorsi. Si contano 6 morti, poi 8, poi ancora i dispersi. E si dimentica, con lo sguardo fisso sulla tragedia, che la pioggia da sola non fa danni: servono case costruite a 3 metri dai fiumi, concessioni edilizie in aree a rischio, tagli ai fondi di prevenzione e agli interventi di bonifica del territorio. Serve un interesse a chiudere gli occhi, attendendo il diluvio.
Non è una metafora. Per mettere in sicurezza l’intera penisola, che vanta il triste record di oltre il 70% dei comuni a rischio idrogeologico, il ministero dell’Ambiente stima una spesa di 40 miliardi di euro. Una cifra che il Governo non ha mai concesso alla Prestigiacomo, uccidendo così il piano di risanamento stipulato con le Regioni nel 2009. Ma forse il costo dei disastri, sempre più frequenti e devastanti (e non solo per i famosi cambiamenti climatici), è più salato ancora: si parla di almeno 50 miliardi di euro pagati dallo Stato in meno di vent’anni. Forse conviene spenderci subito, e non se ne parli più.
Anche perché, a sentire gli specialisti, il costo vero degli interventi è molto più basso: appena 4,1 miliardi di euro, secondo l’Associazione nazionale bonifiche (Anbi). I geologi propongono una miriade di piccoli interventi, capaci di ridurre drasticamente il rischio di frane e alluvioni. “La cosa più importante è lo stop alla cementificazione selvaggia e il rispetto delle zone a rischio”, a cui si aggiunge “la pulizia dei fiumi, il consolidamento del suolo e il rimboschimento”. Un programma capace di portare decine di migliaia di posti di lavoro al nostro sistema paese, forse l’unico vero investimento che meriterebbe finanziamenti nazionali e sovranazionali.
Per qualcuno, quest’idea è un’eresia. I  microprogetti non portano appalti da milioni di euro, non sono facilmente catalizzabili verso singole aziende pigliatutto e sono difficilmente barattabili in sede elettorale. In pratica, politici e imprenditori non ci guadagnano abbastanza. Invece, nella ricostruzione ci si sguazza bene, come dimostra la vicenda giudiziaria (ancora in corso) di Anemone e della Cricca dei soccorsi a L’Aquila.
Lavorare nell’emergenza paga sempre, perché nella tragedia i costi si confondono e gli appalti si protraggono a piacimento. I bandi diventano barzellette, le nomine si trasformano in fatto privato. Lo dimostrano i 20 miliardi di euro spesi nel solo 2010 per rimediare ai disastri “naturali”, tra sfollati mantenuti nel limbo degli alberghi e borghi-fantasma puntellati di impalcature. Eppure bastava
qualche divieto severo, controlli credibili sui cantieri e pochi milioni di euro l’anno ad evitare tutto questo. Anche i morti.

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