Il grande porto e le tristi vicende di cronaca hanno regalato a
Gioia Tauro, città in
Provincia di Reggio Calabria un’immagine totalmente proiettata nel presente. Eppure essa ha un importante patrimonio storico culturale che però non è mai stato tutelato e valorizzato abbastanza.
E tante sono le tracce del passato che hanno bisogno di essere raccontate per poter essere tramandate.
Un esempio?
In pochi sanno che la città viene citata anche nella mitologia greca.
La leggenda narra che Oreste, figlio di Agamennone e Clitennestra, impazzito dopo aver ucciso la madre e il suo amante, avrebbe ritrovato la pace bagnandosi nel Metauro, l’attuale fiume Petrace che lambisce la città. Oreste tolse la vita alla sua genitrice per vendicare l’omicidio del padre, capo dell’esercito degli Achei. Dopo il matricidio però perse i numi della ragione e fu perseguitato dalle Erinni, le furie personificazione del rimorso. Per ritrovare la quiete Apollo gli ordinò di sottrarre il simulacro di Diana Fascelide e di bagnarsi in sette fiumi. Dopo essersi impossessato del simulacro, Oreste vagò a lungo in mare finché, guidato da venti propizi, approdò nei pressi dell’attuale Piana di Gioia Tauro. Ne percorse i territori, trovò i sette fiumi contigui e, dopo essersi bagnato nel settimo, il Metauro appunto, ritrovò la serenità. Le Erinni che lo avevano posseduto si trasformano così in Eumenidi, le tutrici dell’ordine della natura.
L’episodio è di grande interesse ma poco conosciuto e per ovviare a ciò, circa quindici anni fa, un’associazione culturale decise di istituire un premio “Oreste al Metauro” per dare il giusto risalto alla vicenda e per permettere di valorizzare il territorio con questo importante richiamo turistico-letterario.
Il premio, per una serie di circostanze negative, non vide la luce e insieme a questo anche il bagno di Oreste finì nel dimenticatoio.
La foce del fiume Petrace
Alcuni studiosi che si sono interessati della storia cittadina hanno parlato del mitico Oreste, ma nulla è stato fatto per dar risalto a questa leggenda e ai luoghi coinvolti e ancora oggi la foce del Petrace è totalmente abbandonata.
Eppure i primi storici che parlano del fiume, indicandolo anche come leggendario, sono Varrone nel “Rerum Humanarum“, Probo Grammatico e Catone nel “De Originibus“.
Anche molti studiosi di epoca moderna concordano sul fatto che fu il Petrace il fiume designato dall’oracolo per far ritrovare la salute a Oreste e Rocco Liberti, in un libro sulla città pubblicato nel 1982, scrive che Antonino De Salvo alla fine dell’ottocento sosteneva che il territorio intorno a Gioia Tauro venisse definito “Furia” in ricordo delle erinni che per molto tempo perseguitarono il mitico Oreste.
Ma tutto ciò non basta a scuotere le coscienze per restituire dignità a un patrimonio tanto grande della natura e della storia.
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